Fenice.

Prima cosa: non sono morto. Mi piacerebbe dire che ci sono andato vicino, almeno metaforicamente, ma non è così. No, non è così. Sono ancora qui. Mi sto rimettendo da questa terribile influenza ultimo lembo e rimasuglio di un 2008 che giudicare strano è dire poco. Sicuramente è stato un anno intenso. Duro. Durissimo. Ho ricevuto un sacco di pugni dritti, dritti nello stomaco di quelli che ti stendono ma ho preso anche qualche soddisfazione. Questo inizio del 2009 è meglio considerarlo un'appendice dell'anno passato, altre brutte notizie. Basta. Non ne posso più.
A tirare le somme devo dire che il 2008 come anno mi è servito. Forse mi ha fatto capire come sono realmente oppure mi ha cambiato sul serio, cancellando quello che ero prima. Solo che in questa sua fase distruttiva, di pesante annientamento, sono rimaste solo macerie. E forse nemmeno quelle. Forse nemmeno la terra sotto i piedi sulla quale edificare di nuovo. Nel 2009 devo ripensare a me stesso. Come un cartone animato, essere rinfrescato, ridisegnato di nuovo. Una persona diversa. Goodbye al vecchio me che tanto se ne è andato con l'anno passato, rotto in milioni di pezzi, abbattuto.
Ho voglia di ricominciare. Ho bisogno di aria nuova, fertile. E' un mio problema, dopo un po' di tempo mi viene annoia delle cose. Soprattutto dei luoghi. Non ci resisto. Mi sento soffocare. A forza di essere rinchiusi in una stanza con la porta e le finestre chiuse l'ossigeno si esaurisce, l'anidride carbonica prende il sopravvento e alla lunga ti uccide, prima anestetizzandoti il cervello poi fermandoti il cuore. Ho bisogno di un elettroshock e di una scarica d'adrenalina sparata con una siringa. Devo riattivarmi. Essere nuovamente qualcuno e non più l'ombra che sono diventato.
Si può ripartire da zero a 28 anni? L'importante, forse, è provarci, per non avere rimpianti e non demordere, proprio come con la tesi. Farlo diventa quasi un obbligo morale. Per me stesso. Per la mia sanità mentale.

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