Aggiornamento del Curriculum Vitae.

E da oggi, beh ufficilamente dal 1 Novembre in realtà, assumo la notifica di Laureato Frequentatore presso il Dipartimento di Musica e Spettacolo a Bologna.

Lunedì invece tocca sottomettersi alla prova scitta di Dottorato in Comunicazione alla Cattolica di Milano. Aspettative? Meno che zero, si fa solo per il vile denaro! Ma, come si dice, tentar non nuoce! E poi è tutta esperienza...

Qualche idea per una vacanza...

York - Leeds - Manchester - Liverpool 
tot. 163 Km, 10/14 giorni

Glasgow - Loch Ness - Inverness - Fraseburgh - Peterhead - Aberdeen - Edimburgo
tot. 711 Km, 21 giorni

Vienna - Bratislava
tot. 80 Km, 5/7 giorni

Alborg - Copenhagen - Malmoe - Goteborg
tot. 730 Km, 21 giorni

Stoccolma - Helsinki - Tallin
tot. 565 Km, 14 giorni

Porto - Lisbona - Faro
tot. 595 Km, 14 giorni

Per gli amici che non hanno Facebook...

Tutto come previsto: 110 e lode.

Seguirà descrizione dettagliata (ma nei prossimi giorni!)

Tomorrow.

Forza (Italia).

Ne parlavo giusto, giusto ieri sera con Monica. Non mi sorprende che oggi appaia sui giornali (sì, lo so, è Repubblica - sono dei "comunisti" di parte). Comunque non è la testata fondata da Scalfari ad aver fatto la rilevazione ma l'Authority per le telecomunicazioni. Che cosa hanno scoperto? Si potrebbe rispondere l'acqua calda ma è più giusto dire che si sono accorti come nei telegiornali, soprattutto a Mediaset e al Tg2, lo spazio dedicato al governo e alla maggioranza sia nettamente superiore rispetto a quello dedicato al resto. La regola non scritta dell'un terzo al governo, un terzo alla maggioranza e un terzo all'opposizione è largamente disattesa. Ma, ripeto, non ci voleva la ricerca dell'Authority per comprenderlo, la semplice esperienza empirica di telespettatore basta e avanza. Queste conclusioni non fanno che essere la diagnosi di sintomi già ampiamente percepiti. Non c'è da stupirsi quindi se sempre Repubblica (quei comunisti!) pubblica un sondaggio dove si nota chiaramente che il Nano e il suo esecutivo sono saldamente nei cuori della maggioranza degli italiani. Non c'è da stupirsi se il popolo non si scandalizzi per le vergognose scelte di questo governo. Non c'è da stupirsi se gli immigrati vengono picchiati da qualche giovane con la testa rasata che si crede libero di fare ciò che vuole o, peggio, dalla polizia municipale come a Parma. Non c'è da stupirsi se gli insegnanti vengono considerati dei lavativi che meritano un taglio netto e importante perché lavorano "solo" 19 ore alla settimana (ma non c'è nessuno che spiega al popolino che le 19 ore sono quelle frontali in classe e che il lavoro non viene ultimato a scuola ma continua a casa tra i compiti da correggere, le lezioni e le verifiche da preparare, dedicando almeno due ore al giorno del proprio tempo a tutto ciò, ore che, se sommate alle 19 ufficiali, alla fine della settimana, il totale è identico - se non superiore - a quello di qualsiasi lavoratore dipendente). Non c'è da stupirsi se della ricerca e dell'università non importa a nessuno e sono relegate alla stregua di un divertente passatempo, solo perché coloro i quali provano a farle seriamente amano il proprio lavoro, a differenza del popolino che detesta ciò che gli dà da mangiare. Non c'è da stupirsi perché l'informazione è diventata la grancassa del pensiero governativo che deve divenire (o, peggio, è già diventato) quello dominante. Ma attenzione, questo non è un processo che si protrae da Aprile, quando il Nano ha (stra)vinto le elezioni. No, questo processo è iniziato molto tempo prima, alla fine degli anni Settanta, quando sempre lui, il Cavaliere ha invaso l'etere con la sua monnezza mediatica grazie all'appoggio di Craxi. In trent'anni, è anche ciò che brillantemente racconta Moretti ne Il Caimano, Berlusconi - o chi per lui, ovvio - è riuscito ad uccidere - culturalmente, intellettualmente, spiritualmente - il paese. Ciò che accade oggigiorno è solo la conseguenza di quel processo. Ma lui non è l'unico colpevole. Vi è un concorso di colpa, il Cavaliere è stato solo il primo a scagliare la pietra. Il corresponsabile di questo stato delle cose è la Rai. La televisione di Via Mazzini ha, di fatto, abbandonato il suo ruolo di servizio pubblico per diventare una (bruttissima) copia di Fininvest, prima, e di Mediaset, poi. La sparizione dei film dalla prima serata e la loro sostituzione con show di bassa lega e serie televisive autoctone dai contenuti e dalla realizzazione scadenti è solo una delle tante prove che potremmo portare a suffragio di questa tesi.
Siamo un paese, nella stragrande maggioranza, di persone ignoranti, indifferenti e soprattutto prive di alcuna capacità di ragionamento e senso critico. Ciò lo dobbiamo a uno stile di vita, il berlusca's way of life, che ci è stato inculcato - almeno, per quelli come me che sono cresciuti con le tv dell'uomo di Arcore - fin da bambini. In pochi si sono salvati e molti di coloro che avevano visto anche un mondo senza veline, soubrette desnude ed Emilio Fede in bianco e nero sulla Rai, si sono lasciati conquistare dalle luci del varietà proveniente da Cologno Monzese. Quando vedo folle osannanti che vogliono toccare un uomo come il Nano mi prende lo sconforto. Non perché è Berlusconi, che ha quella faccia tosta necessaria per piacere ai più, ma perché si tratta di un politico e, come tale, mente, deve mentire, fa parte del suo ruolo. 
Gian Piero Brunetta ha scritto che "il mito del Duce penetra anche nella sala cinematografica e si costituisce come unico autentico mito divistico autarchico a cavallo degli anni trenta". Sostituite "Duce" con "Berlusconi", "sala cinematografica" con "televisore" e "anni trenta" con "primi anni del nuovo millennio" e anche voi arriverete alla conclusione che la televisione è l'arma più forte.

PS: la citazione è presa da Gian Piero Brunetta, Cent'anni di cinema italiano - Vol. I, Roma-Bari, Laterza, 1995, p. 180.

Giro di Boa.

Convocazione tesi N.1702
Laurea Quadriennale/Quinquennale

Giorno: mercoledì, 22/10/2008 Ore: 14

Sede: Sala B, via Zamboni, 32 - piano terreno.

PS: Due palle, speravo di farla in Dipartimento a Via Barberia invece che nella triste Via Zamboni a Italianistica.

Ma il marcio non era in Danimarca?

Riporto dal sito ufficiale del Festival Internazionale del Cinema di Roma:

Tra i 20 film in concorso nella Selezione Ufficiale, spazio al cinema italiano con Galantuomini di Edoardo Winspeare, Un gioco da ragazze di Matteo Rovere, Parlami di me di Brando De Sica, Il passato è una terra straniera di Daniele Vicari, oltre al già citato L’Uomo che ama di Maria Sole Tognazzi

Bene. Oddio, male. Ecco una piccola analisi sociologica:

- 3 registi su 5 sono di Roma (Rovere, De Sica, Tognazzi), più 1 è del Lazio (Vicari)
- 2 registi su 5 sono espressamente figli di tale padre (De Sica, Tognazzi)
- 3 su 5 hanno meno di trent'anni, quando la media per i registi esordienti in Italia è oltre i quaranta (Rovere, De Sica, Tognazzi)

Ora, non per fare dietrologia, ma chissà perché io sento puzza di marcio. Gli unici che in questa lista hanno fin'ora dimostrato qualcosina sono Winsperare e Vicari. Gli altri? Boh! Non che siano dei perfetti sconosciuti. Forse lo sono solo per il grande pubblico, nell'ambiente i loro nomi girano da un bel po' di tempo e non solo perché si tratta di figli di tale padre, ma, per esempio, anche uno come Rovere, è già molto conosciuto tra gli addetti ai lavori.

Ok, potreste dire che rosico (come dicono quelle meravigliose persone che sono i romani - è una presa per il culo, ovviamente, è bene sottolinearlo, non si sa mai), ora che finalmente si da l'opportunità ai giovani di esordire nel cinema italiano, di arrivare ai Festival.

Vero, potrebbe essere questo il punto. Ma non lo è.

La verità è che non accetto, non posso accettare che ciò accada in questa maniera. Non così, non con i soliti noti, non nei soliti posti. Perché non sono andati a Venezia, palcoscenico un pochino più neutrale? O Cannes, come un Sorrentino? No, per dire. Solo per dire.

Roma, romani, gente di famiglia, amici degli amici. Siamo sempre lì. Il nostro cinema è quello. Da sempre. E un personaggio oscuro come Gian Luigi Rondi, ai bei tempi servo della Democrazia Cristiana, messo a capo del Festival del Cinema più politicizzato del bel paese, lo dimostra.

Oh, poi i film saranno anche belli. C'è da sperarlo! Sennò sarebbe notevolmente peggio! Già che fa schifo la situazione così com'è adesso, se poi le opere selezionate sono pure brutte c'è proprio da mettersi a piangere.

Ok, dopo questo post posso pure scordarmi l'accredito per il Festival del Cinema di Roma.

PS: Ah, hanno selezionato in competizione ufficiale anche High School Musical 3. Cristo santo, High School Musical 3!!! E questo dovrebbe essere un Festival del Cinema serio?!?

PS#2: e poi non è che ce l'abbia con i romani in generale. Ce l'ho con i soliti romani. Che forse sono la maggioranza, purtroppo. Un bel viaggio al Nord sarebbe molto tonificante per loro, credo.

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