Credo che andare a manifestare oggi serva a poco. Anzi, che sia controproducente. Il problema è uno e non è Silvio Berlusconi, lui ne è solo la punta dell'iceberg. Chi crede che caduto il Cavaliere tutto tornerà alla normalità si sbaglia e di grosso. Una volta finita l'avventura politica dell'uomo di Arcore rimarranno soltanto le macerie di questi lunghi anni. Macerie sulle quali non si potrà costruire se non con la consapevolezza di correre un rischio tremendo, quello di ricadere nelle mani di qualcuno cresciuto in questo ambiente malsano.

I problemi non si risolvono scendendo in piazza ma passo passo. Cosa significa? Significa lavorare ogni giorno per migliorare le situazione, educare le nuove generazioni al rispetto degli altri, ripulire la nostra società non solo dalle tossine del berlusconismo ma anche e soprattutto ripulire l'Italia da noi stessi. Significa cambiare radicalmente l'essere italiani.

Le donne hanno ragione a protestare, a richiedere più parità in tutti gli aspetti della vita. Parità di oppurtunità di lavoro,
parità nel mantenimento dei figli, evitando cosí di dover scegliere tra una famiglia o una carriera come accade oggi. Però tutto ciò non si ottiene con una manifestazione contro colui che è unicamente uno specchietto per le allodole. Lui e i suoi non possono che vedere di buon occhio l'apparizione di cosí tanti nemici che ringhiano loro contro. È la tecnica Mourinho. Premdetemi di mira perché così facendo riuscite solo a rendermi più forte. L'allenatore portoghese comportandosi così ha vinto tutto quello che poteva vincere. Berlusconi sono 17 anni che vince in questo modo. Vogliamo davvero continuare così?

Se vogliamo migliorare sul serio allora diamoci tutti una mano e vediamo di iniziare a fare piazza pulita. Non solo del Cavaliere ma di tutto il resto. Prima di ogni altra cosa dobbiamo fare piazza pulita di noi stessi, di ciò che siamo diventati o di ciò che siamo sempre stati.

Essere italiani è oggi sbagliato. Essere questi italiani, di destra, di sinstra o apolitici, poco importa. Siamo un popolo la cui unica identità, l'unico modo che ha per riconoscersi, è quello di sentirsi comandato a baccheta da qualsiasi persona che assuma atteggiamenti autoritari. Sia esso Giulio Cesare, il Papa, Napoleone, Mussolini, la DC o Berlusconi.

Impariamo a utilizzare il cervello e non la pancia. Sono le masse indistinte quelle che si muovo in base a ciò che dice loro il ventre Nella storia, tali movimenti hanno sempre portato al potere soltanto i più approfittatori tra coloro che si ribellavano. La massa, per sua natura, livella il pensiero e lo fa regredire ai sentimenti più triviali. E' sul serio ciò di cui noi abbiamo bisogno. Non necessitiamo di altro? Del regionamento?

Pensare è difficile, sebbene in molti oggi non vogliano che ciò sia detto ad alta voce e accettato. Il perché di questa negazione è semplice: il libero pensiero fa paura e non permette di controllare la massa. E' dunque quello ciò di cui abbiamo bisogno.

Cambiare noi stessi non significa scendere in piazza. Ciò può avvenire ma solo lavorando ognuno nel suo piccolo. Applicandosi cercando di lasciare indietro, finalmente, questo sentimento che, come italiani, ci spinge ardentemente nel profondo a voler fregare il prossimo. Io non mi riconosco in un popolo del genere. E la colpa non è di Berlusconi, lui è solo l'ultimo stadio di un cancro che, se riflesso in uno specchio, mostra le nostre facce. Quelle di tutti noi.

Spero che questo Paese, ormai tenuto in vita solo da macchinari, muoia. Così da poter rinascere.

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