Countdown: The Best Ten Albums Of 2006.

#10Wolfmother – Wolfmother

#09
Dirty Pretty Things – Waterloo To Anywhere

#08
Regina Spektor – Begin To Hope

#07
Badly Drawn Boy – Born In The U.K.

#06
Skin – Fake Chemical State

#05
The Veils – Nux Vomica

#04
Jarvis – Jarvis

#03
Graham Coxon – Love Travels At Illegal Speeds

#02
The Raconteurs – Broken Boy Soldiers

#01
Arctic Monkeys – Whatever People Say I Am, That's What I'm Not

Buon Natale.



The Wassailing Song

Wassail, wassail all over the town
Our toast it is white and our ale it is brown
Our bowl it is made of the white maple tree
With the wassailing bowl, we'll drink to thee

So here is to Cherry and to his right cheek
Pray God send our master a good piece of beef
And a good piece of beef that may we all see
With the wassailing bowl, we'll drink to thee

And here is to Dobbin and to his right eye
Pray God send our master a good Christmas pie
A good Christmas pie that may we all see
With the wassailing bowl, we'll drink to thee

So here is to Broad Mary and to her broad horn
May God send our master a good crop of corn
And a good crop of corn that may we all see
With the wassailing bowl, we'll drink to thee

And here is to Fillpail and to her left ear
Pray God send our master a happy New Year
And a happy New Year as e'er he did see
With the wassailing bowl, we'll drink to thee

And here is to Colly and to her long tail
Pray God send our master he never may fail
A bowl of strong beer! I pray you draw near
And our jolly wassail it's then you shall hear

Come butler, come fill us a bowl of the best
Then we hope that your soul in heaven may rest
But if you do draw us a bowl of the small
Then down shall go butler, bowl and all

Then here's to the maid in the lily white smock
Who tripped to the door and slipped back the lock
Who tripped to the door and pulled back the pin
For to let these jolly wassailers in

Wassail, wassail all over the town
Our toast it is white and our ale it is brown
Our bowl it is made of the white maple tree
With the wassailing bowl, we'll drink to thee

I Barbari non hanno mai abbandonato Roma.

«In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325). Non vengono meno però la preghiera della Chiesa per l’eterna salvezza del defunto e la partecipazione al dolore dei congiunti».

Son già passati dieci anni...


Marcello hai ragione.

Che ci vuoi fa?

I Sopravvissuti (a.k.a. E' FINITA!)


Onore e Gloria a "I Sopravvissuti" della classe di Sceneggiatura del Centro Sperimentale di Cinematografia del Triennio 2004-2006.

Da destra a sinistra: Antonio Manca, Federico Fava, Serena Cervoni, Mariano Di Nardo, Josella Porto e... io!

Un grazie di cuore alle seguenti persone (in mero ordine alfabetico, con qualche sottolineatura dovuta):

Giorgio Arlorio
Paolo Bertetto
Marco Bertozzi
Piero Bodrato
Francesco Bruni
Ascanio Celestini
Giuseppe Cereda
Umberto Contarello
Caterina D'Amico
Flavio De Bernardinis
Paolo Ferrari
Stefano Gabrini
Franco Giraldi
GLORIA MALATESTA
Mario Maldesi
Andrea Micciché
Giuliano Montaldo
Sandro Petraglia
Sergio Pierattini
Roberto Romei
Stefano Rulli
CLAUDIA SBARIGIA
Heidrun Schleef
Daniele Segre
Alessandro Signetto
Paolo Sorrentino
Gino Ventriglia
Paolo Virzì
Vito Zagarrio

Magno Gaudio.

Serena, Mariano e Carlo, miei compagni di corso, hanno vinto il Premio Solinas come miglior racconto per il Cinema a tema comico con "La Rivale".

La tradizione positiva della classe di Sceneggiatura del CSC al Solinas è stata rispettata anche nel 2006.

Inutile dire che sono CONTENTISSIMO!

Qualcosa sembra muoversi.

L'altra sera, mentre la radio in sottofondo diffondeva "Il Tempo di Morire" cantata da Battisti, si discuteva sul perché Mogol abbia deciso di utilizzare lo "sconosciuto" e inglese HP, horse power,
al posto dell'italiano e comprensibile CV.

Risposta semplice: per la rima.

Motocicletta
Dieci HP (letto accapiii)
Tutta cromata
E' tua se dici sì!

Sebbene anche CV riserva le sue sorprese:

Motocicletta
Dieci CV (letto ciivuu)
Tutta cromata
Lo so, che la vuoi tu!

Potrei andare a fare il paroliere, che ne so, di Nek!

Momento "sti cazzi".

Scartabellando nel mio armadio nell'inutile ricerca di un mini disc, tra le altre cose, ho trovato un foglietto riportante data 7/9/98 con scritte le seguenti parole:

"Siamo tutti dei Lego, ognuno deve trovare il suo mattoncino corrispondente"

Appunto: sti cazzi.
L'Alto Adige, o Sud Tirolo, è l'Italia come dovrebbe essere. Oppure è l'Italia come mai sarà. Purtroppo.

Ciò che mi piace di una città come Bolzano è la sua perfezione, la sua pulizia e la sua tranquillità nonché la sua vivibilità apparente.

L'atmosfera è calma, rilassata. Sarà che siamo in Dicembre ed è il periodo dell'Avvento, sarà il mercatino natalizio pieno di gingilli per festeggiare degnamente il 25 Dicembre ma passaggiare lungo le strette vie o sotto i portici della città ti fa sentire a casa, a tuo agio.

Ciò che apprezzo maggiormente di questi luoghi è la loro natura di "confine".

La frontiera è uno spazio bellissimo, dove tutto è ammesso perché non vi è un'identità unitaria. Sulla frontiera popoli, lingue, tradizioni, usanze diverse s'intrecciano in un unicum irripetibile.

E' bello camminare per la strada sentendosi a casa ma non riconoscerla.
Dal Corriere della Sera del 4 Dicembre:


Dal Corriere della Sera del 5 Dicembre:

Solo in Emilia possono amare il maiale così tanto.

L'Ascesa:



ll Taglio:

Non ho voglia di scrivere il commento adesso. Forse più avanti.

E' evidente...

... che qualcosa non vada se davanti casa, un mese fa, mi hanno divelto la portiera della macchina per rubare 3 euro e se oggi, in pieno giorno, due extracomunitari rapinano uno, sempre davanti casa (la mia).

Post N°250.

Avrò trovato qualcosa da fare?

Boh...

In Memoriam.


Robert Altman
1925 - 2006

Il pianto di Natalie di cui parlavo nel post precedente potrebbe sintetizzare benissimo il momento.

I quasi nove minuti ininterrotti di pianto di Natalie Portman accompagnati in sottofondo dalla versione in ebraico de "La Fiera dell'Est" sono l'inizio di Free Zone ma potrebbero esserne anche la fine visto la capacità di Amos Gitai a raccontare il fulcro della sua storia in un unico pianosequenza.
Tre donne: un'americana, un'israeliana e una palestinese che vive in Giordania riassumono, attraverso il loro viaggio, il passato, il presente e il futuro di una terra che non riesce ad essere libera, ma schiava di un conflitto che come la sequenza finale magistralmemte ci dice continua all'infinito.


Una situazione di guerra perenne è raccontata attraverso tre donne senza mai però vedere il conflitto, solo la vita degli abitanti di quelle terre.
Gitai fa un film che si basa sulla parola. L'inglese, l'ebraico, l'arabo, lo spagnolo sono le lingue che si intrecciano nel film. Sono le lingue parlate in quella terra, sono lingue diverse che inevitabilmente portano all'incomprensione tra le persone. Tutti le parlano un poco ma le parlano male. E la mancanza di una base comune, condivisa, provoca lo scontro. Questo è anche il pensiero di Grossman il quale, in un'intervista, ha dichiarato come lui stia lavorando da mesi per trovare le radici comuni delle parole arabo-ebraiche per fare sì che, finalmente, le persone, soprattutto i negoziatori di pace, abbiano un lessico condiviso che gli accomuni e non li divida.
Free Zone fa intravedere questa possibilità di dialogo, in una scena dove la musica, un linguaggio codificato, uguale per chiunque, comune, si sostituisce alle parole e riesce a unificare le tre donne, rapendole e mostrando loro che una possibilità esiste. Possibilità che non viene intuita e che purtroppo, qui il messaggio pessimistico del film, nulla cambia e tutto rimane sempre uguale, con le sirene delle ambulanze spiegate e l'esercito in movimento, la ragazza americana che scappa lontano verso un orizzonte distante e le due donne, la palestinese e l'israeliana, condannate a discutere all'infinito, proprio come ne "La Fiera dell'Est" che tristemente si ode in sottofondo.


Il film è veramente bello e si capisce nonostante le parti in ebraico ed arabo fossero sottotitolate in ebraico e basta nel divx che ho visto e non essendo ancora pratico di siffatti linguaggi non ho potuto comprendere una parola. Una visione la mia che, casualmente, abbraccia ancor di più il un significato del film.

Milano, oggi pomeriggio.

Se l'obbiettivo, giusto, è quello di due popoli in due stati sovrani e democratici come auspica il cartello qui sotto...


... bisogna che qualcuno spieghi a questi manifestanti che il territorio in basso a sinistra che s'intravede sul manifesto è Israele, non la Palestina (allargata).


Questa foto la trovo inquietante. Qualcuno sa dirmi il motivo?

Kaiser Chiefs, Magazzini Generali, Milano, 16/11/06

Ci sarebbe da fare un discorso sul pubblico di merda, ripeto DI MERDA, presente ieri sera a Milano. Ci sarebbe da fare anche un discorso sul fatto che io vado ai concerti per ascoltare buona musica (si spera) dal vivo. Ci sarebbe da fare un discorso sulle nuove generazioni che si recano ai concerti con l'unico scopo di pogare e menarsi liberamente. Ma parliamo del concerto.
I Kaiser Chiefs suonano ai Magazzini Generali l'unica data italiana del mini tour di presentazione del nuovo album e infatti durante la serata ci deliziano con qualche nuova canzone. Il punto è, per non dire il problema, nonostante abbiamo ben due lp da suonare lo show dura soltanto un ora, la stessa lunghezza di quello dell'anno scorso a Roma ma con un unico cd. Quindi un pò di scazzo l'ha portato.
Nel complesso perà serata divertente. Loro scatenati sul palco, sebbene meno rispetto al 2005, ancora ironici, soprattutto il sempre più grasso Ricky Wilson, di nuovo in stage diving in mezzo alla folla. E' stato un buon concerto ma sinceramente speravo in qualcosa di più. Probabilmente a causa del pubblico, dell'unica ora suonata e del viaggio fino a Milano.

Scaletta:


Ruby, new song:




Lost In Versailles.

Non ho resistito all'impellente bisogno di vedere il nuovo film di Sofia Coppola prima dell'uscita italiana.
Il divx inglese faceva abbastanza schifo come qualità, pessimo soprattutto l'audio, le immagini a volte erano sfuocate ma è stato sufficiente per sopperire alla mia curiosità verso questo film.
Marie Antoinette l'ho trovato bello, molto punk, sebbene scenografie e costumi siano classicissimi. Ciò che racconta non è una storia ma la Storia, quella mai raccontata probabilmente, la vita di corte tutta incentrata su pettegolezzi, stupide regole ("This is ridiculous" dice Antonietta, "This is Versailles" si sente rispondere), malelingue e insistite lettere della madre, regina d'Austria, che esortano la Delfina a partorire un erede maschio che solidifichi l'unione tra le due nazioni. Marie Antoinette racconta tutto ciò che nei libri di scuola non c'è, la vita di corte di una ragazzina che si ritrova in un mondo che stenta a capire all'inizio e del quale, poi, diventa la regina, seguendo le sue passioni di adolescente e donna.
La protagonista e le atmosfere ricordano quelle di Lost In Traslation, anche grazie al divino Lance Acord, direttore della fotografia di entrambi i film, al quale, credo, la Coppola dovrebbe fare un monumento perché molto merito del fascino che hanno i suoi due ultimi lungometraggi deve essere riconosciuto proprio all'uomo dietro la macchina da presa. I grattacieli e la strettezza metropolitana di Tokio sono sostituiti dagli immensi spazi vuoti e bucolici della reggia di Versailles. Il tempo passa, lentamente tra i meandri del palazzo. La Coppola ci racconta una storia piccola, quasi inesistente, momenti di vita vissuta. Ed è bello per questo. Ciò che ancor di più mi fa sorridere, amaro, è che un film del genere, così come i due capolavori precedenti, in Italia non sarebbe mai stato prodotto. E non solo a causa di un budget spropositato per trucco e parrucco ma, prima di ogni altra cosa, proprio per l' inutilità della Storia. Sì, proprio con la S maiuscola.

PS: Venerdì tocca andarselo a vedere a modo.

PS#2: Amo la mascherina che indossa Kirsten Dunst nella foto.

Your Favourite New Band: The Horrors.


Se gironzolando per la rete Chris Cunningham, uno dei più importanti registi di video musicali viventi, decide che il suo primo video dopo anni d'inattività sarà quello della vostra canzone ascoltata sulla vostra pagina di myspace, beh, evidentemente siete dei predestinati.


Sheena Is A Parasite by Chris Cunningham

E The Horrors sono dei predestinati a diventare una band che spacca. Hanno il look, molto dark ma anche molto glam, hanno una schiera di adolescenti che fanno la fila per riempire i locali dove suonano, hanno la personalità e la presenza delle rockstar ma soprattutto hanno quel sound garage-punk-surf-dark-noise e quel modo di suonare, a volte scrauso, che fa impazzire il pubblico ai concerti.


Che dire? Non si possono che amare!


Sheena Is A Parasite live @ Electric Proms


2006: Return Of The Donkey!


Ci hanno messo sei anni ma alla fine hanno potato il Cespuglio!

It took six years but at last they pruned the Bush!

Jarvis - Jarvis.

Una sola parola: CAPOLAVORO.

Bentornato Jarvis! Si sentiva la tua mancanza sulla scena musicale. Lunga vita a Jarvis Cocker! Che bel disco! Dall'inizio alla fine, nessuna eccezione, compresa la traccia nascosta. Si passa dalle lente ballate, alle canzoni pop, a pezzi rock veloci come niente fosse, tutti mixati meravigliosamente tra di loro! Un grandissimo ritorno per il leader di una delle band fondamentali degli anni '90 britannici, Pulp. Qui ci siamo assicurati la Top 10 dei migliori dischi di quest'anno.

In uscita lunedì 13.

Skin, Vox Club, Nonantola, 04/11/2006

Lo dichiariamo subito così la facciamo finita: sulla versione acustica di Hedonism (Just Because You Think) sono scese le lacrime. Chiaro sintomo di quanto sia stato un concerto emotivo. E' incredibile ciò che quella donna riesce a fare con la sua persona, non solo con la sua splendida e toccante voce che Dio le ha donato ma anche con il suo fisico, le sue movenze e le sue infinite espressioni facciali che riesce a cambiare in un lampo. Skin non è un essere umano. Non può esserlo. Al suo interno racchiude uno spettro troppo vasto per essere una creatura di questo mondo: è capace di cantare rabbiosa, piena di livore e cattiva, assumendo espressioni spaventose che la portano ad assomigliare alle statue dei Gargoyle nelle cattedrali cristiane, figure archetipiche, mitiche, e il momento successivo, così senza una motivazione specifica, trasformarsi in una bimba di cinque anni che, timidamente, quasi arrossendo, si rinchiude a riccio, sorridendo teneramente per nascondere l'imbarazzo che l'ha colpita all'improvviso.
La cantante inglese suona, assieme a una band di due chitarristi, un bassista e un batterista, l'ultima data del tour di Fake Chemical State, molti pezzi dai suoi due album da solista, in particolare, naturalmente, dall'ultimo, facendo ascoltare al pubblico tutti i singoli tra cui, a parere mio Alone In My Room è nettamente il migliore con la sua carica adrenalinica. Si balla molto anzi si salta molto un pò come lei che, già come sei anni fa al concerto degli Skunk Anansie, si muove dotata della grazia di un felino per tutto il palco, non troppo ampio, del Vox. Parla molto con il pubblico, si avvicina, lo tocca. Per certi versi il concerto è un esperienza erotica, un pò come le sue canzoni: c'è la ricerca di un contatto fisico con chi sta dall'altra parte delle transenne, un contatto non cercato solo con la musica ma anche, appunto, con il corpo. Lei si sporge, si fa toccare, tocca chi si trova nelle prime file, saluta quelli appostati in piccionaia, durante le canzoni salta addosso ai chitarristi o al bassista, strusciandosi con loro, quasi scambiando effusioni. E' un esperienza orgasmisca vera e propria. E tutto questo le piace.
L'apice della serata si raggiunge quando suona i brani degli Skunk Anansie: prima You'll Follow Me Down, poi una versione molto tronfia di Charlie Big Potatoe, la già citata Hedonism (Just Because You Think) acustica e, infine, chiude il concerto con Twisted (Everyday Hurts). Il pubblico canta a squarciagola incitato da lei e dalla band, non i soliti anonimi musicisti di accompagnamento ma degli altri animali da palcoscenico, soprattutto il chitarrista vestito di bianco, entrati all'inizio sul palco sulle note dello Skywalker Theme di Star Wars (e già lì uno poteva capire che lo show sarebbe stato fantastico).

Per la cronaca, Green Lizard, da Amsterdam, hanno aperto la serata. Una hard-rock band in generale non male, soprattutto le ultime canzoni suonate, soprattutto non apprenzzando io al meglio il loro tipo di musica, quell'hard rock che viene spesso da oltre l'Atlantico, che trovo spesso molto simile a sé stesso. Comunque, grazie per il tributo ai Nirvana! Cheers!

Ultima chicca. Una nuova canzone di Skin! L'audio non è dei migliori, purtroppo, le casse gracchiavano e la camera era una macchina fotografica!

The Great Danger sono piccoli ma suonano divinamente. Batteria, basso, chitarra e potente voce femminile che crea un rock-punk abbastanza melodico. 20 minuti di puro divertimento. E' bello poi vedere bassista e chitarrista buttarsi in mezzo alla folla dopo il loro show con l'intento di vendere il loro cd a 5 € (anche se, a dirla tutta, si avvicinavano solo alle ragazze! Sicuramente c'erano secondi fini... Beati loro!).
Nat Jenkins, qui accompagnato dai The Delmar Dogs, è un giovane, anche lui, cantautore di Brighton (come il gruppo precedente) che suona un rock melodico e potente molto stile anni '50 americano. Sembrerà una bestemmia ma la persona a cui l'ho immediatamente associato non appena ha iniziato il suo show è stato Elvis, The King. Set divertente, lui ha una voce potente e bellissima, capace di cantare qualsiasi cosa. Anche per lui 20 minuti abbondanti di presenza sul palco.
Poi The Kooks che, ahimé, sono stati il più brutto concerto a cui ho mai preso parte. Ora c'è da dire che l'album non prometteva niente di che. Alcune canzone sono carine ma si è sentito di meglio quest'anno. E poi il genere di musica che fanno un pop-rock melodico (e a volte melenso, troppo) non è proprio il genere di musica che ultimamente ascolto e apprezzo di più. Comunque, preso dalla mania per tutto ciò che viene dall'Inghilterra, ci sono andato e, se ci fossero stati solo loro, il prezzo del biglietto sarebbe stato troppo elevato per 50 minuti di show comprensivi di mini-break. Il pensiero che mi è apparso tra le sinapsi è di essermi andato a cacciare in un concerto di una boyband mascherata da rock band. Intendiamoci non suonano male, anzi, tecnicamente sono bravi ma a livello compositivo non sono Pete Doherty. Ma neanche The Horrors o Klaxons per dire due gruppi emersi da poco. Ok, non suonano nemmeno la stessa musica ma se uno ha un'idea sua riguardo la composizione della musica si nota, qualsiasi genere si ascolti. The Kooks sono una classica band da pubblicità. Bellocci, faccia pulita, pop-rock melodico. Le hanno tutte per piacere alle ragazze. Infatti il Nuovo Estragon era piena di fighe (leggasi la sineddoche) ululanti al quartetto. Sinceramente speravo che il live suonasse meglio dell'album ma mi sbagliavo. Comunque la maglietta l'ho presa lo stesso.
E stasera Skin al Vox. L'aspettativa è enorme. Non la vedo dal 2000 al Palasport di Modena quando suonava con gli Skunk Anansie. Si spera che suoni anche diversi pezzi della band, sennò sarebbe un peccato.

Qualche foto (che questa volta sono riuscito a farne anche poche perché l'illuminazione dello spettacolo, soprattutto quello degli headliner era pessima):

The Great Danger
(il chitarrista indossava la maglietta del tour Soviet Kitsch di Regina Spektor, un mito!)


Nat Jenkins


The Kooks

"N" è sicuramente il film più ambizioso della coppia Virzì-Bruni. E si vede. A quanto pare gli sforzi sono stati premiati. Avevo avuto la fortuna di leggere la sceneggiatura molti mesi fa, quando le riprese erano da poco ultimate o erano in via di esserlo, perché Francesco (Bruni) è il tutor del mio corso e devo dire che quest'ultima e il prodotto finale combaciano perfettamente. La storia è semplice: Napoleone sbarca in esilio all'Elba dove viene accolto come il re dell'isola dagli isolani, decisione che manda ancora di più su tutte le furie Martino, giovane maestro elementare che sogna di uccidere il tiranno, ma, quando, assunto come biografo personale dell'imperatore, ne ha la possibilità non ci riesce, rimanendo ammaliato dalla sua figura.
A leggerla in maniera superficiale, guardando solo la storia ci troviamo di fronte a una pura commedia di Virzì, con tanto di voce fuori campo, ormai simbolo indiscusso della coppia sceneggiatore-regista, con un finale decisamente amaro e a presa per il culo.
Se invece analizziamo un pochino più a fondo, ma neanche troppo, scopriamo che Virzì porta sulla scena i giorni nostri in una bellissima Porto Ferraio di inizio '800, ricostruita magnificamente nei pressi di Piombino. Napoleone è Berlusconi? Probabilmente sì, viene facile immaginarselo perché se la storia raccontata dovessimo narrarla oggi chi meglio del Cavaliere potrebbe prendere il posto dell'Imperatore. Ma la cosa più azzeccata del film non è la similitudine N = B ma la riflessione, cinica, sulla nostra società, dove nessuno, neanche il protagonista che raccoglie comunque le nostre simpatie, viene risparmiato. L'allegoria virziniana ha permesso al film di svolgere questa funzione di racconto dell'Italia del 2006 meglio del Caimano di Moretti, opera smaccatamente nata con quell'intento, grazie anche, soprattutto, alle taglienti e ottimamente calibrate battute scritte da Furio Scarpelli nella sua revisione della sceneggiatura. Un film che ha un pò il sapore, forse proprio grazie al "vecchio maestro", di una certa commedia all'italiana degli anni '60 che oggi non riusciamo più a fare in questi termini.
Ammirevole anche l'esborso finanziario di Medusa e Cattleya per organizzare il film che dovrebbe essere costato sugli 8 milioni di €, cifre solitamente impensabili per il nostro cinema. A dimostrazione comunque che, se i film sono ben fatti, quei numeri si possono, anzi, si dovrebbero spendere.

The Good, The Bad & The Queen - Herculean.

Da quanto pare Damon Albarn ormai riesce solo a comporre canzoni nel barocco stile "Demon Days", secondo album di Gorillaz. "Herculean", primo singolo di The Good, The Bad & The Queen (sebbene Damon stesso abbia smentito che il gruppo formato da lui, Paul Simonon, già bassista di The Clash, Simon Thong, chitarrista ex-The Verve e Tony Allen non abbia un nome e che quell'epiteto sia solo il titolo dell'album in uscita l'8 Gennaio, staremo a vedere) suonerebbe benissimo nel secondo lavoro del gruppo di cartoni animati uscito l'anno scorso. D'altronde il compositore è lo stesso, il batterista pure così come la produzione di Danger Mouse.
Giudicare da un singolo è impossibile ma se il disco suonasse veramente sulle stesse corde, se sulla copertina ci si potesse stampare il nome Gorillaz, per quale motivo, mi chiedo, il signor Albarn non ha continuato a firmare il suo lavoro con quel nome, perché creare un nuovo "gruppo". Certo è che, nonostante Damon affermi che si tratta del disco più simile a Parklife per come si trovi dentro il vissuto inglese, le atmosfere di Blur, anche le ultime, quelle di Think Tank, quando in tour Thong faceva da stand-in per l'insostituibile Graham Coxon, soprattutto quelle messe assieme da Stephen Street sono lontane anni luce.
Dobbiamo rimpiangerle? No, i tempi cambiano, non ripetersi è giusto, il singolo è buono ma l'EP tutto punk-rockeggiante di cui si parlava per quest'anno a firma Blur non si è visto e non si vedrà. Questo sì, purtroppo.
Quando è notte, sei in macchina e la tua mente pensa a Regina Spektor mentre la mano fa zapping tra le onde lunghe se, improvvisamente, dalle frequenze di RTL 102.5 appare la voce e la musica della persona a cui stavi pensando il tuo unico commento non può essere che: "Oh cazzo! Hanno rovinato pure lei!".

Sia chiaro mi fa piacere da un lato che Regina riscuota successo, anche perché "Begin To Hope" è uno dei migliori dischi usciti quest'anno (di cui non ho mai trovato il tempo per scriverne una recensione) e i suoi album passati sono tutti dei piccoli capolavori ma ciò può significare solo una cosa: exploitation. Ovvero, come sono belle le cose se nascono, e rimangono, di nicchia. Quanto è odioso quando "il mondo" si accaparra ciò che è tuo e di altri pochi eletti.

Peccato. L'unico risvolto positivo consiste nella sua probabilmente sortita verso questi lidi. Allora la si andrà a vedere.

F.A.Q.

A quanto mi è stato detto diverse persone si pongono le medesime domande. Vista la mia scarsa propensione all'espressione orale (conosciuta anche come "mi tira il culo parlare") e la mia innata attitudine alla scrittura ecco questo piccolo F.A.Q. con le risposte agli impellenti quesiti.

D: Perché Enrico ha abbandonato la sua carica di Segretario e il suo posto in Consiglio Direttivo dell'Associazione Temple Bar?

R: Perché la sua vita è piena di altri impegni che deve rispettare. Impegni che lui giudica più importanti della gestione di un luogo di aggregazione giovanile nonostante il tutto parta da un suo progetto. Impegni che, spera, lo portino a venire retribuito nel minor tempo possibile e che in maggioranza prendono corpo a Roma rendendo impossibile un suo coinvolgimento nell'Associazione. Secondariamente non condivide il modo in cui il progetto, fin dalle prime dichiarazioni, soprattutto dall'amministrazione comunale, è stato presentato all'opinione pubblica, enfatizzando maggiormente l'aspetto punto di ristoro a scapito di quello culturale.

D: Perché Enrico non era all'inaugurazione del Temple?

R: Aveva qualcos'altro da fare.

D: Che cosa aveva da fare la sera dell'apertura?

R: Enrico, sfortunatamente, aveva da lavorare.

D: Perché Enrico non è ancora passato dal Temple?

R: Fino ad ora gli è mancato il tempo ma, soprattutto, la voglia di passarci.

D: Quando Enrico andrà al Temple?

R: Quando avrà tempo e, soprattutto, voglia.

D: Halloween o il prossimo weekend possono essere due date plausibili?

R: Purtroppo no, ha già altri impegni.

D: Di che impegni si tratta?

R: Enrico detesta le feste. In particolare quelle insulse, soprattutto se sono in maschera e inutilmente scopiazzate dagli americani. Non ne sente la necessità. Secondariamente le feste gli mettono tristezza e a causa del troppo lavoro ha perso diverse prime visioni al cinema che deve assolutamente recuperare prima di tornare a Roma. Venerdì, invece, Enrico è a Bologna al Nuovo Estragon a vedere il concerto di The Kooks mentre Sabato si trova a Nonantola al Vox ad assistere al concerto di Skin.

D: Enrico ha litigato con qualcuno?

R: No. Enrico è certo di non aver litigato con alcuno.

Quando la Storia diventa Tradizione.

A quasi un anno di distanza la storia si ripete:

A Milano si gioca il Derby...

... io passo la serata con la morosa (milanista)...

... e VINCIAMO LA PARTITA!

Che stia diventando una bella tradizione?

Stamattina terza lezione con Monteleone. La solita aria di febbricitante ottimismo che si può riassumere nella ormai arci-ascoltata frase: "o conoscete qualcuno, o siete parenti di qualcuno, sennò scordatevi cinema e tv in Italia".
Però Enzo esplica una teoria, giusta, sulla quale avevo già riflettuto e iniziato a lavorarci già da quest'estate: "se vuoi fare un film, pubblica un libro". Sembra una scemenza ma analizzando la realtà si arriva alla conclusione, amara, che i produttori italiani le sceneggiature, un centinaio di fogli rilegati assieme alla bene e meglio con una copertina lucida e un retro in cartoncino di colori differenti l'uno dall'altro, non le aprono neanche, vengono appoggiate, solitamente dalle segretarie, in un angolo a prendere polvere fino a che qualcuno, spazientito, non le fa arrivare al più vicino cassonetto. Inoltre, oggi, onde evitare anche il faticoso viaggio verso i bidoni, ti chiedono di spedire tutto via mail così da non aprire il file e cestinarlo immediatamente, anche perché, in Italia, non è prassi rispondere alle persone ma la normalità consiste nel non farsi più risentire facendo cadere tutto nel dimenticatoio.
Però qualcosa che possa scalfire questo meccanismo esiste ed è il libro. Sebbene molti di essi siano di quanto meno cinematografico ci possa essere, i produttori se si vedono recapitare un libro gratuitamente, forse attratti dalla copertina colorata e la foto dello scrittore, lo sfogliano e sono capaci di leggerlo, magari in vacanza o prima di dormire. Questo probabilmente la dice lunga sulla loro considerazione che hanno per lo sceneggiatore e la sceneggiatura se per trovare idee buone secondo loro si debba ricorrere alla trasposizione dai romanzi. In America lo fanno da sempre, in Italia invece il fenomeno sta sbocciando soprattutto negli ultimi anni. Vedi ad esempio le produzioni Cattleya, ormai specializzate in ciò. Le case editrici poi, anche le più piccole e infime, sono ovunque sul territorio e pubblicano ormai ogni cosa. D'accordo la maggiorparte non sono Feltrinelli o Mondadori ma un libro agli occhi di un produttore cinematografico è sempre un libro, indipendentemente da chi l'abbia mandato in stampa. Anzi, forse è meglio che i diritti siano di proprietà di una casa piccola così all'atto della compravendita di quelli filmici può anche risparmiare.
Interessante è poi il caso di Ammaniti che avendo un contratto con Feltrinelli per un libro e non avendo una minima idea di cosa scrivere, per rispettare la scadenza, ha spedito alla casa editrice una sceneggiatura che aveva scritto per un suo sognato ed eventuale esordio alla regia. Quest'ultima, letto il copione, grazie al lavoro di uno dei loro editor ha pubblicato un libro nato dal manoscritto cinematografico consegnatoli dall'autore. Il titolo? "Io non ho paura".

PS: Spiegato l'arcano perché sui titoli finali del film viene riportato prima il nome di Ammaniti e poi quello di Salvatores. L'autore cinematografico è veramente il primo (almeno nella sua parte di scrittura).

Eventi di gala.

Stasera presentano in anteprima nazionale un corto che ho scritto, diretto, prodotto, montato etc etc etc etc al Yasujiro Ozu Festival Nazionale del Cortometraggio XVI edizione a Sassuolo, cinema San Francesco.

E' una vera merda ma se siete curiosi lo potete vedere qui sotto (ci mette un pò a caricarsi).



Mentre il 27 Ottobre presentano, al Fano International Film Festival, "Il Diavolo" di Andrea Lodovichetti. Qualcosa di serio. Qui la notizia data dal CSC mentre qui il programma del Festival. E sotto la copertina.


Lo sapevo...

... sarei dovuto andare.

Non posso rammaricarmi comunque, i biglietti non c'erano.

Però: peccato.

Belle notizie.

Il prossimo anno di questo periodo tutti a Berlino!

E nel comune del paese dove ho casa in Toscana hanno stilato un registro per le coppie di fatto!

Un motivo per dare a Pete altri soldi...

... Kate Moss che lo accompagna nel suo tuor italiano.

Pete è un drogato di merda ok ma detiene un talento della madonna e se non si facesse di qualcosa non sarebbe una cazzuta icona musicale. Nonostante questo e visto che i Babyshambles me li sono già visti quest'anno a Maggio (quando abbiamo aspettato 3 ore prima che iniziassero a suonare) non avrei voglia di regalargli altri soldi, non sono ricco, però è saltato fuori l'inaspettato:

Kate l'accompagna in tour come dimostrano queste foto.




E domani sera suonano qui a Roma. Un pensierino ce lo faccio. Ma tanto non ci saranno i biglietti. E poi Kate Moss li vale una ventina di €?

Si che li vale, cazzo.

Sempre peggio.

Qui, sia a destra che a sinistra, parlano tutti di unità, da una parte, come l'aveva nominato il Nano Malefico prima dell'elezioni, il "Partito del Popolo Italiano" dall'altra di questo fantomatico "Partito Democratico".

Nella pratica però non fanno altro che dividersi. E' di oggi la notizia che Follini è uscito dall'UDC e ha fondato il suo partito, al di fuori della CdL, "L'Italia di Mezzo" (non c'è che dire, molto tolkeniano). Tutto ciò arriva dopo la defezione nel centro-sinistra di Antonio Di Gregorio (noto voltagabbana passato dal PSI a FI poi alla Nuova DC e infine a IdV) e la fondazione del partito "Italiani Nel Mondo".

Due nuovi partiti con rappresentanza in parlamento nel giro di sei mesi dalle scorse elezioni. Partiti che non dovrebbero esserci non essendo stati eletti dal popolo perché, va ricordato, che con il proporzionale non si votavano gli uomini, bloccati dalle liste presentate, ma i singoli partiti.

Due movimenti che hanno lo stesso scopo: smarcarsi dal bipolarismo e fondare una terza via (per leggere tra le righe: una nuova Balena Bianca) alternativa per accasare tutti i moderati d'Italia.

Intento che vuole distruggere il tentativo di ridurre il numero dei partiti importanti a due o tre come ad esempio negli Usa o in Uk dove abbiamo chiaramente una sinistra e una destra prive di estremismi (ultra-fasci da una parte e ultra-comunisti dall'altra) e prive di quella componente tutta italiana del "grande centro" (cattolico e filovaticano). I moderati esistono e solitamente sono loro ad essere l'ago della bilancia di votazione in votazione passando da una parte all'altra. Qui da noi sembra che la componente cattolico-vaticana non riesca a trovare una sistemazione perché da una parte si trova costretta a convivere con gli eredi dei mangiapreti, PRC e PdCI, dall'altra con i "duri" di Pontida, la Lega.

Ora, giudicando inammissibile un tentativo di ricreare un nuovo mostro democristiano che sì, ci può aver salvato dal comunismo moscovita ma, come scrivevo l'altro giorno, non è stato capace di essere una guida per tutti gli italiani, per il semplice motivo che un'identità cristiana forte, legata ad ambienti vaticani, non può che essere di parte, un partito può anche essere di centro e al contempo farsi portabandiera di uno stato laico.

La soluzione plausibile è un vero bipolarismo con sistema di elezione maggioritario a collegi uninominali all'inglese dove il parlamentare è prima di tutto il rappresentante della zona in cui è stato eletto e come tale si deve rapportare con i cittadini che si devono rivolgere direttamente a lui per portare la voce della comunità in parlamento. In questa maniera si avrebbe un rapporto più diretto con il proprio rappresentante e soprattutto si ridurrebero a due i partiti perché sia a destra ma soprattutto a sinistra i partiti minoritari dovrebbero volutamente confluire nel partito unico per superare l'avversario perché un eventuale Partito Democratico a sé stante che oscilla tra il 30-35% non potrebbe mai superare un partito formato dall'unione di UDC, AN e FI che, come minimo, si attesterebbero sul 40-44%.

Credo che l'abbandono di vetusti riferimenti politici ormai da tempo sorpassati e una legge elettorale puramente maggioritaria e uninominale siano le uniche speranze per questo paese. La nazionale di calcio, ahi noi, non basta.

Forse è l'ora che qualcuno a sinistra si faccia un esame di coscienza e decida di affrontare seriamente il passato. Atti come quello accaduto a Gianpaolo Pansa ieri sera non sono degni di un paese che si crede civile e democratico. Se dopo più di sessant'anni non si può fare un esame o un dibattito serio sul nostro passato, se, ancora, continuiamo ad essere legati a denominazioni politiche, comunisti o fascisti, in perfetta sintonia con il secolo XX e non riusciamo a farne a meno, non capendo che, oggi, sono solo una zavorra ideologica vetusta (il che non vuol dire dimenticare ciò che è stato ma accorgersi che quelle visioni del mondo sono il nostro passato e non il nostro futuro), allora tutto ciò significa che viviamo in un paese morto, un paese senza futuro. Osserviamo la Spagna: sono usciti dalla dittatura trent'anni dopo di noi e, a detta di tutti, oggi pare che Franco non vi sia mai stato, che non abbia lasciato un eredità così pesante come il ventennio ha fatto con noi. Eppure sia noi che loro abbiamo subito una guerra civile. Forse a noi è mancata una figura forte, che riunisse tutti sotto la sua ala, come il Re Juan Carlos dopo la morte di Franco, alla fine del ventennio. I politici nostrani non sono stati capaci di unire i cittadini, di creare l'italiano. Il motto "fatta l'Italia dobbiamo fare l'Italiani" è ancora irrealizzato e le colpe sono di molti durante i quasi 150 anni di storia del nostro paese. Sarebbe l'ora di iniziare a porre rimedio agli errori dei padri. Fassino, batti un colpo.

Ho ricevuto una mail qualche settimana fa nella quale era scritto: "L'Emilia e' anche terra di conformismo dilagante (i piu' fascisti dei fascisti, i piu' comunisti dei comunisti) e tende a divorare i suoi figli non allineati".

Inizio a pensare che chi l'abbia scritta abbia, purtroppo, ragione.

Questa è la prova che Dio c'è e che non solo non è un uomo come di solito lo raffigurano ma è donna e sono ben DUE!

In pratica: LA DIVINA NATALIE E LA DIVINA SCARLETT STANNO GIRANDO UN FILM ASSIEME!

The Other Boleyn Girl

Dove la dolce Natalie interpreta (come disse Maria I Tudor, "quella troia di") Anna Bolena e la lussuriosa Scarlett sua sorella Maria le quali lotteranno per il cuore del nostro bell'Enrico (VIII).

Cioè, non so se mi sono spiegato.

LOTTERANNO PER IL CUORE DEL NOSTRO BELL'ENRICO!

Quando si dicono le coincidenze!

Tutto scorre e nulla cambia.

Roma è sempre la solita. Abbastanza caldo da camminare in maglietta alle otto e mezza di sera per i suoi viali affollati di mezzi che sfrecciano come se stessero partecipando a un gran premio. La casa è uno schifo, polvere ovunque, peli di qualcuno nel bagno e insetti morti nei cassetti ripuliti di ogni cosa in cucina. Anche il frigorifero, se lo apri, non lascia una buona impressione. E io mi chiedo, a parte l'affitto che ci sono venuto a fare? In fondo mi piace stare qui. Anche se spero arrivi il prima possibile il nuovo anno: ho voglia di cambiare casa!

Un appuntamento da non perdere.


L'Associazione "Le Rune"
presenta

IN UMANO SGUARDO

Mostra Fotografica
a cura di Francesco Martignoni

Sassuolo, 1-8 Ottobre 2006
Viale XX Settembre
presso la galleria del complesso ex-Scuole Cavedoni
Se, prese dallo sconforto per la mancanza di un partner (uomo, donna o trans che sia - viviamo pur sempre nel ventunesimo secolo), vi annoiate a "darvi una mano" seguendo la solita prassi trita e ritrita e, soprattutto, vi sentite troppo pudiche e immacolate per entrare in uno di quei negozi dove vendono gingilli elettrici che ingegneri specializzati hanno realizzato nei minimi particolari per regalarvi intensi momenti di piacere, beh, non disperate, l'Oral B ha pensato anche a voi! Infatti, per la modica cifra di poco più di 5 € potete portarvi a casa questo:


Oral B Pulsar: l'unico spazzolino che nasconde un potente vibratore!

Vedere per credere!



PS: l'unico inconveniete è che, accesso, come spazzolino non vi servirà a nulla, a meno che non desideriate perdere tutti i denti nel giro di qualche lavaggio.

PS#2: Per tutti i maschietti, sono 5 € buttati.

Milingo ti voglio bene.


Qualcuno che ci prova a togliere la polvere dalla croce cattolico romana evidentemente c'é. Che poi invece di ringraziarlo lo caccino è tutto un altro discorso.

Ipse Dixit.

"Sono due anni che ho smesso di fare l’attore. Ho scelto la regia, ma mi mancano quei numeri da circo che certo non faccio con mia moglie. Non è che sto male o lo desideri, ma indirettamente sento una mancanza. Adesso mi sono abituato, ma il primo anno ho sofferto moltissimo. Quando giravo, mi veniva voglia di mollare la cinepresa e buttarmi dentro la scena."

- Rocco Siffredi

Non ti preoccupare, ti capiamo tutti.

E' ufficiale.

Amo la nuova pubblicità della Nokia con Gary Oldman. Troppo figa (e troppo figo lui - anche la voce del doppiatore).

Quando si dice diplomazia.

Alla voce diplomazia il buon vecchio Dizionario della Lingua Italiana De Mauro - Paravia Online ci segnala quanto segue:

di|plo|ma||a
s.f.
AU
1 insieme delle normative e delle procedure che regolano i rapporti internazionali fra gli Stati
2 complesso degli organismi e dei funzionari pubblici che si occupano delle relazioni internazionali di uno Stato: d. italiana, inglese
3 carriera, professione di diplomatico: entrare in d., si è dedicato alla d.
4 estens., tatto, accortezza nel trattare questioni delicate o nel mantenere rapporti con gli altri: agire, parlare, procedere con d.; è riuscito a cavarsela con molta d.

Il punto numero quattro deve essere "sfuggito" all'ex Ministro della Repubblica Roberto Calderoli, il quale, oggi, ha dichiarato:

- "Ma comunque, se fossi Bush, tenterei l'ultima azione diplomatica: non so quando Ahmadinejad compie gli anni ma se è così appassionato del nucleare perchè gli Stati Uniti non gli mandano un'atomica per il suo compleanno? Magari innescata per posta aerea?"

- "Allah sarà grande, avrà le fatwe a disposizione, ma l'atomica non ce l'ha, mentre Bush l'atomica ce l'ha e ne ha tante"

Ora, uno può essere d'accordo con lui sul considerare un grande e grave pericolo la politica nucleare ed estera del governo iraniano, ma, dico: come si fa a dare ragione a uno che utilizza parole sventate come queste?

Nella foto: uno che l'Atomica ce l'ha tra i pantaloni.

Slevin (ovvero: Margot was right).


Ok Lucy Liu è una gran figa. Soprattutto con il gonnellino scozzese bianco e nero. Però... (sfortunatamente c'è sempre un però) Slevin fa schifo.

Sceneggiatura pacco. Attori conosciuti ma niente di eccezionale. Regia comoda. Scenografie pacchiane (ma che cazzo di carta da parati usano nei condomini di New York secondo loro?). Avran pagato un bel pò il cast per fargli girare questa palla.

L'unica cosa certa è che Margot aveva ragione.

(In questo caso: purtroppo. Se, invece, avesse ragione anche sulla somiglianza tra la sua amica e la Lucy, beh, allora il mondo sarebbe un posto leggermente migliore)

In Memoriam.

Giacinto Facchetti
1942 - 2006

Grazie di tutto.

Blogger Template by Blogcrowds