Il fumo denso e grigio si levava all'orizzonte, alto, oltre la staccionata. Nonostante fosse notte era ben visibile a occhio nudo, soprattutto dalla sommità del palco, dove, il dito indice del bassista, vestito di un bianco angelico, mostrava a Manuel lo spettacolo che gli si parava di fronte. Il suo sguardo scorse, sotto i lunghi capelli mossi e scuri, quel fumo salire al cielo, nero come il suo vestito. Passò un secondo, lento, interminabile, poi la bocca, affaticata dal canto continuo, bisbigliò i pensieri nel microfono, sfiorandolo dolcemente, come in un bacio solo accennato: "Le salsicce stanno bruciando oppure lo stand di Forza Italia sta andando a fuoco". Copiose risate e rumorosi battiti di mani riempirono l'aria. "Poverino, è facile come picchiare uno che caga". I primi accordi del prossimo pezzo se ne erano già andati.

Gli Aftehours suonano un ora e mezzo di filato, senza sosta, tranne che per l'encore, come se il set contenesse troppe canzoni perché possano essere compresse in quel lasso di tempo che gli è stato concencesso. La voce di Agnelli è potente e flebile, bassa e acuta, pronuncia parole disperate, peccato sia missata male e queste siano quasi irriconoscibili.

Gli Aftehours sembra vivano negli anni settanta. Per il loro modi di vestire. Per come portano i capelli. Per la loro musica dura. Non sembrano al passo coi tempi, ma alla fine il set è divertente e ben suonato. E questo è ciò che importa. Più che il concerto fosse del tutto gratuito.

Ahimé non mi sono portato appresso la macchina fotografica quindi questa è l'unica foto, scattata con il cellulare, disponibile della serata.


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