Klaxons, Nuovo Estragon, Bologna, 10/03/07

Quando vai a vedere un gruppo che ha al suo attivo un solo album (e che album!) non puoi meravigliarti se non suonano più di 45 minuti. Per questo i fischi finali da parte di qualcuno che si aspettava il classico encore, per dirla all'italiana "il bis", sono del tutto ingiustificati, anche perché i quattro (sì, si è palesato finalmente anche il segretissimo e amanta smaniato della sua privacy batterista che, però, non sono riuscito a fotografare da quanto era intanato nel retro del palco) ragazzi inglesi suonano tutto il repertorio a loro disposizione l'LP "Myths of the near future" e l'EP "Xan Valleys" in strabilianti 45 minuti di puro divertimento, di buona musica, di gente che saltella su e giù, che tenta il pogo ma ci riesce con scarsi risultato e con vestiti di gusto alquanto rivedibile.
Perché i Klaxon sono l'emblema degli "sfattoni glitterati" (qui detengo il ©opyright), una fusione della scena alternative-punk con il glam d'annata. E il pubblico li rispecchia a pieno vista la presenza di molta scena gay-bisex-lesbo nostrana (c'era uno identico a Gael Garcia Bernal in La Mala Education" di Almodovar, cazzo uguale solo più magro) adornata di un look sfattone ma ricercato e impreziosito da innesti glitter, brillantini, trucco spinto, eyeliner e neon portatili appesi al collo (tra l'altro fichissimi, chissà dove gli han presi...). Sembrava di stare a un rave o, meglio, sembrava di stare a quello che dovrebbe essere un rave nell'immaginario di chi non è mai stato a uno, ovvero il sottoscritto. I più interessanti della serata: uno identico a Gael Garcia Bernal in "La Mala Education" di Almodovar, cazzo uguale solo più magro; tre ragazze anglofone, formose nei punti giuste, un pò rotondette ma non troppo, capelli corvini e ubriache fradice che, vestite di un abito nero, attillato, scollato sul davanti, senza maniche, che arrivava a metà coscia e dalle gambe ricoperte di bruttissime calze in nylon che ognuna di loro portava di un colore diverso (bianco, rosso e blu), giravano per il locale attaccando il pezzone a chiunque in attesa che il concerto iniziasse, capelli neri; una coppia di amici, ventenni o giù di lì, lui alto due metri, secco, con il pizzetto, una faccia simpatica e leggermente allungata, indosso una felpa con cappuccio e jeans di una taglia più grossa, lei, alta meno di un metro e sessanta, traccagnotta ma non grassa, biondina, faccia tonda, maglietta a maniche corte che accentua il seno e i jeans che denotano un culo un pò largo per l'altezza minuta, che passano tutta la sera a parlare tra di loro e, infine, un gruppetto di quattro ragazze che sembrava uscito dalla mia sceneggiatura, ovviamente, rinominate subito Diamond Dogs.
Una parola per il gruppo di supporto "The Mojomatics" (sito), di Venezia, come mi ha detto dopo il concerto il batterista, duo composto da chitarra/voce + batteria. Potrebbero essere i The Kinks del nuovo millennio, per come si vestono (andatevi a vedere la copertina del primo album del gruppo di Ray Davies) e per lo stile di alcune loro canzoni. Peccato siano nati nel paese sbagliato. Comunque ho coprato il loro cd. Ho letto che aprono anche Arctic Monkeys a Milano il 19. Concerto Sold-Out, porca minchiazza. Avrei avuto da studiare, comunque... Rrrrrrrrghhhh!!!!!

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