The European Dream.

In 58 anni siamo passati da questo:


a questo:


Il sogno europeo, per dirla come Jeremy Rifkin, si allarga.

Per festeggiare, capodanno dai fratelli sloveni.

Gli Stati Uniti ci fanno un baffo, se solo tutti noi europei ce lo mettessimo in testa diventeremmo la prima superpotenza mondiale basata non sul denaro ma sulla qualità della vita e i diritti delle persone.

AAAAAAAHHHHH!!!!!!!!!!!!

E' INCINTA!


HOLY CHRIST!!!

SHE'S ONLY 22!!!

L'altro lato del fiume.

Ho voglia di scrivere. E invece mi tocca leggere. Leggere, leggere, leggere. Non che sia brutto, affatto. Devo dire che ciò su cui i miei occhi posano il loro sguardo è alquanto interessante. Ma ho voglia di fare, mettermi seduto e lasciare andare le mani. Non di sceneggiatura. Quella devo completarla, per lavoro, se così si può chiamare, ma non ne ho voglia. Sono uno sfaticato, questo è certo. La finirò e anche in fretta ma ciò che desidero è scrivere. Non ho idee, ma non importa, verranno. Oppure di idee ne ho fin troppe e non riesco a metterle una in fila all'altra. Non sapere da dove cominciare è brutto. Ma forse lo so. E che solo non ho tempo. Questa Laurea è mortale. Ti ruba i tuoi anni migliori. I miei anni migliori. Ma sono io che me la sono cercata, non mi ha obbligato nessuno. Ripensamenti sul Centro? Nah. Sono stati tra i tre anni migliori della mia vita. Certo, non mi hanno portato soldi e fama - ma qualcuno, già prima, ci credeva? - e nemmeno uno straccio di lavoro pagato, le uniche cose che ho fatto le ho fatte da solo (alone) e devo dire sono state interessanti. E' stata interessante. E' interessante. Però fa piacere vedere la faccia di quelli con cui parli rimanere alquanto compiaciuta quando sanno di parlare con uno che ha "fatto (fatto?) cinema". Nessun ripensamento. Mica per queste piccole soddisfazioni ovvio, bene essere narcisi ma senza esagerare. Tre anni importanti. Mi sono divertito, l'ho già detto e comunque sono cresciuto. E poi ora, a ventisei anni  - quasi ventisette, quasi ventisette (Holy Christ!) - scopro l'Università che prima di adesso non avevo mai frequentato nonostante una tutt'altro che magra media voti. Bologna è un posto interessante. Bello. Affascinante. Roma è meglio architettonicamente, non c'è che dire ma Bologna ha qualcosa in più. Sarà che è al centro dell'Emilia-Romagna, quindi è al centro del Mondo, perché l'Emilia e la Romagna sono il centro del mondo. Sono IL MONDO. E' difficile da spiegare per chi non vi è nato. O forse sono io che non lo so spiegare. Ma le giornate grigie e fosche, quando la nebbiolina ti intirizzisce le ossa e ti penetra nel cuore oppure quando d'estate il sole ti batte sulla testa e vedi i fiumi secchi, privi di acqua o il mare di Cattolica con quell'acqua scura, sabbiosa, sporca come molti la definiscono e l'aria calda si alza dal terreno crepato nei campi tra Spilamberto e Vignola su su lungo le colline. Ti senti a casa e non vorresti mai andartene, isolandoti da tutto il resto perché tutto ciò che desideri, la vita, è qua. La non-vita è altrove, ovunque, forse tranne che a Londra e dove sostano la natura, i boschi, le foreste, i vigneti. Vedi tutto e torna a casa. Casa. Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Imola, Cesena, Rimini, poi su fino a Ravenna, Ferrara e di nuovo Piacenza, sulla nostra sponda del Po, seduto sull'argine a osservare l'altro lato del fiume. La fine del mondo, la fine di noi stessi e del nostro umile essere. E' bello sentirsi a Casa. Cazzo che voglia di scrivere.

Pensiero della Domenica.

La figa è davvero, indubbiamente, una brutta malattia.

Pensiero del giorno.

La figa è davvero una brutta malattia.
La figa è una brutta malattia.

Sbuffo.

Ieri sera il concerto di Dolore O'Riordan è andato in fumo. Il comunicato ufficiale parlava di problemi intestinali, più comunemente conosciuti come caghetto. La capisco. Però... UFFF! Dovrò aspettare altri otto anni per rivederla dal vivo?

Si è ripiegato su Sleuth - Gli insospettabili, remake dell'ultimo film di - quel genio di - Joseph Mankiewicz. Beh, Branagh ne tira fuori un film che rimanda molto, forse troppo, a una piece teatrale a due attori - il vero testo di riferimento, a firma di Anthony Shaffer da cui è tratta la sceneggiatura - animata dalle irraggiungibili - per un altro scrittore, qui leggasi il sottoscritto, che vorrebbe essere così bravo - parole della sceneggiatura del premio Nobel Harold Pinter ma che, al contempo, pare un lungometraggio espressionista tedesco degli anni '20, alla Fritz Lang per intenderci, con tutte quelle scenografie e inquadrature da capogiro.

Il tema del film mi pare chiaro: il rapporto, conflittuale, che si instaura tra autore e personaggio. All'inizio è l'autore, nei panni dello scrittore, ad avere la meglio sul personaggio, che nel film è un attore (raddoppiando il significato e aumentando lo scontro tra questi due piani di lettura). Ma poi è l'attore, e quindi il personaggio, a controbattere e vincere "il secondo set" - come ritiene, nel film, Jude Law - ribellandosi al suo autore e, rispondendo con gli stessi mezzi che lo scrittore dispone. In verità tutto questo odio scaturisce dal fortissimo amore che l'autore prova per il suo creato, sentimento che, però, prevede una fedeltà subalterna da parte del personaggio il quale, illusosi di poter essere all'altezza del suo creatore, non accetta di esserne lo schiavo - sebbene questa sua condizione gli porterebbero sia la fama sia il successo, due traguardi che è convinto di poter raggiungere in solitario, senza il bisogno di ciò che è a tutti gli effetti suo padre - e, per questo, finisce per venir accartocciato come una brutta bozza. Detto così è detto brevemente, in verità, a riguardo, si potrebbe scrivere un piccolo pamphlet vista la riflessione metacinematografica - ma forse è meglio dire metafisica - che giace in sottofondo.

Sono l'unico a cui il film è piaciuto, perché, forse, sono l'unico ad aver capito che quello di cui si stava parlando non era una storiella di corna in cui l'oggetto del contendere non si vede mai.

Sfoglia il carciofo. Sfoglia il carciofo.

Quer pasticciaccio brutto di Perugia.

Il delitto della ragazza inglese a Perugia mi ha incuriosito fin da subito. A essere sincero ho trovato interessante il modo in cui i giornalisti hanno descritto il ritrovamento del corpo: nudo sotto le coperte. Mi ha dato subito del cinematografico, forse collegandolo involontariamente a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri.

Con un cinismo puro ho subito pensato: "bella storia". Una di quelle che starebbe bene in una serie poliziesca, ma di quelle fatte bene, dove i fatti amorosi e gli aspetti buonisti di tanta nostra produzione italiota siano esenti del tutto o almeno attenuati e marginalissimi, ma solo i primi.

Ora, pare che gli inquirenti siano arrivati a una soluzione. A commettere il fatto sembra siano state ben tre persone: una coinquilina, il fidanzato di quest'ultima e un barista africano, uomo vicino alla quarantina, datore di lavoro della sospettata. Il movente è quello che mi lascia più incredulo. Si parla di - cito la fonte giornalistica che virgoletta le parole del Questore -"intenti di sopraffazione sessuale da parte dei presunti colpevoli nei confronti della vittima e conseguente ribellione di quest'ultima", inoltre, si specifica che "tutti e tre hanno partecipato al fatto". In pratica, parafrasando, l'omicidio sarebbe stato commesso perché la vittima si sarebbe rifiutata di praticare un rapporto a quattro con i tre presunti assassini. Capisco che non sia comune a tutti l'attrattiva che un rapporto orgiastico può avere per qualcuno e che quindi è lecito rifiutare garbatamente l'offerta così come dovrebbe essere lecito, nonché molto prevedibile, sentirsi rispondere negativamente e accettare la decisione altrui, scherzandoci su, ammettendo, con un sorriso sornione, di averci provato. Comprese le differenti visioni sull'argomento si dovrebbe stringersi la mano e rimanere amici come prima. Invece, a quanto sembra, qui è scattato un istinto all'eliminazione di chi non la pensava allo stesso modo. Mi chiedo: se un tempo si poteva uccidere per amore e per gelosia, adesso si può uccidere per un rapporto sessuale non canonico - almeno per molti a quanto credo - non andato a buon fine? Parrebbe di sì.

Un altro aspetto della faccenda che trovo più risibile, sempre nella mia visione cinica del fatto, è la seguente affermazione del Questore: "la giovane Meredith era moralmente integerrima". Il rappresentante dello Stato non avrebbe potuto trovare migliori parole per esprimere un sentimento che parrebbe riportarci indietro agli anni '50. Volendo fare un'altra citazione cinematografico-letteraria si potrebbe dire alla stagione di Un maledetto imbroglio di Germi e al libro di Gadda da cui è tratto, ovvero, Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana, ai tempi insomma pre Concilio Vaticano II, gli anni della Rai di Bernabei, dove il motto dell'azienda era "il Papa ci guarda". Anche le frasi del padre parrebbero assecondare questa mia riflessione - "Meredith non era quel tipo di persona, non sarebbe mai rimasta coinvolta in questo tipo di cose" - la quale trova incredibile come, e siamo nel terzo millennio, ancora si consideri la morale integerrima, riferita ad ambiti sessuali, come qualcosa a cui si dovrebbe aspirare. Moralmente integerrimi, credo, si dovrebbe essere in altri ambiti della vita: sul lavoro, evitando di sfruttare i dipendenti, nel rapporto con gli altri, evitando di approfittarsi del prossimo, e in altri aspetti che qui sarebbe troppo lungo elencare tutti. Invece si sceglie la morale, l'etica, solo in camera da letto, criticando comportamenti sessuali che, a ben vedere, sono stati messi "fuori legge" o, meglio, ritenuti non canonici solo dalla religione cristiana la quale ha fondato la morale europea degli ultimi duemila anni. Ma essendo Dio morto, come ho scritto altrove, anzi, avendo l'uomo ammazzato Dio, per quale motivo dovremmo ancora ragionare in questi termini? Capisco il genitore e capisco la sfortunata ragazza che, secondo una loro scelta di vita, non prendessero in considerazione minimamente la questione orgiastica, sono opinioni personali e riguardando soprattutto la sfera intima e ognuno è libero di scegliere ciò che più li aggrada ma, proprio per questo, trovo assurdo che un funzionario dello stato scelga di utilizzare ufficialmente una frase come quella da lui pronunciata esprimendo un giudizio morale che non solo sa di vecchio e di stantio ma che suona ridicolo e, in parte, offensivo.

Aforisma.

Ho come l'impressione che chi, specialmente le coppie, va molto al cinema non faccia sesso, o lo faccia veramente poco. Non che ci sia nulla di male, anzi. Almeno vedono qualcosa d'interessante, io da mesi sono bloccato solamente sui libri. E lo sarò. Me la sono cercata.

Aborti (a.k.a. La notte di Halloween).

Stasera è la notte di Halloween.

Non mi piace Halloween, la trovo una festa inutile. I pubblicitari, coloro che fanno muovere l'economia, come si dice in genere, hanno però fatto un buono lavoro, anzi un ottimo lavoro nel renderla un evento ancora più sentito, ad esempio, del nostrano carnevale. Sicuramente è oggi un happening che produce un notevole flusso di denaro che si deposita nelle tasche dei diversi azionisti di note o meno note multinazionali. Io detesto anche le multinazionali, gli hedge funds, i private equity e tutti quelle sottospecie di abomini che la finanza - mi piacerebbe dare la colpa a un nome e un cognome - si è inventata.

Detesto pure i bambini che chiedono dolcetto o scherzetto. Non per il motivo, futile, che tutto cio che i pargoli oggi possono reclamare a me è stato precluso o, ancora, perché non ho mai ricevuto in regalo dolci - neanche alla befana, dove di solito i candies abbondano per i fanciulli.; posseggo memoria di un solo, unico, insignificante, ovino Kinder un 6 Gennaio di fine anni '80, prima ancora che il muro, quel muro, cadesse, altri tempi ovviamente - non per tutti questi motivi ma perché i bambini sono troppo chiassosi. Non c'è bisogno di urlare, prendetevela con calma per favore. Ma quando mi tocca, perché ormai ti tocca, aprire loro la porta e riempire i loro sacchi di pieni di delizie zuccherate con le caramelle dalla faccia di Topolino, Pippo, Topolina e Pluto stampata sulla carta che le ricopre, non riesco a non essere che gentile con loro, a stare al loro gioco, lanciando in aria la sorpresa, dalla forma identica a quella presente negli ovini Kinder, contenuta nel pacchetto di canditi per non favorire nessuno e osservare la più lesta tra tutti che l'afferra vittoriosa, insomma, non riesco a non farmi non rapire dal loro sentimento, facendomi sentire al loro stesso, stupido, infantile livello.

Ma non era di questo di cui volevo parlare. Halloween è associato con il brivido, il terrore e il mistero cose che ho dovuto affrontare nel 2005 durante il saggio del secondo anno del CSC, l'adattamento letterario. L'aborto è appunto questo: una scaletta tratta dal racconto di Montague Rhodes James, mai realizzata ovviamente, che non si è mai trasformata in ciò che avrebbe dovuto essere, una sceneggiatura prima e un film successivamente. I motivi di questo aborto sono facilmente capibili leggenda. Sto pubblicando spazzatura, è ovvio, ma sto pubblicando anche un morto-vivente. La mezzatinta, questo il titolo del racconto originario, nella nostra versione è un vero morto che cammina, uno zombie. Qualcosa che doveva essere e non è mai stato, qualcosa che ha avuto una vita, poi è morto e poi, stanotte, magicamente, ritorna in vita, mutato però, non nell'aspetto - il breve testo è sempre quello, parola per parola - ma nell'anima, proprio come uno zobie. E' la notte delle tenebre, dove i rinnegati hanno per loro fortuna, una possibilità di rivalsa. Anche un piccolo scritto insignificante abortito prematuramente.

La Mezzatinta di Montague Rhodes James

La Mezzatinta (scaletta) di Serena Cervoni, Enrico Vannucci

2 cose.

I°. Detesto la gente che commentando i blog scrive "Meditate gente, meditate". Ora, per cominciare, denota un'arroganza e una superbia smisurate, nonché una saccenza spocchiosa e piccata che da fastidio, poi visto che, avendo qualcuno ammazzato Dio da molto tempo non si può essere certi manco di Lui, chi ti da, TU, stupido e insignificante commentatore incallito incapace di scrivere un post che uno degno di essere notato ma solo commentare sempre contro i pensieri che altri, con fatica, si sono spesi di battere sulla tastiera, dicevo, chi ti da la possibilità di fare la voce grossa, sputarmi in faccia la TUA verità, perché di quella e solo quella si tratta, la TUA, in un miserrimo, piccolo, insignificante, commento, credendo di avere la ragione dalla tua parte? Almeno scrivi un post argomentato e smettila, TU, sì, sempre TU, smettila di ripetere quasi coercitivamente ciò che il tuo ego smisurato ti sussurra nell'orecchio. Lo vuoi capire che non ha alcun senso e che agendo così non dici, scusate il francesismo, un cazzo?

II°. Ho un gatto che riesce ad aprile le porte chiuse. La sua umanizzazione è quasi completa. Quando le sentirò pronunciare queste parole "Hai d'accendere?" capirò che la trasformazione è completa.

PS: sì, lo so, al punto I° sono stato arrogante, superbo, saccente, spocchioso e piccato. Mi cospargo il capo di cenere.

Designed in Cupertino, sold everywhere.

Sarà che il mio iBook dopo più di due anni e mezzo di incessante lavoro ha preso una pausa per ricaricare le batterie (nel vero senso della parola). Sarà che mi manca non poter interfacciarmi con Mac Os X. Sarà che sta per uscire Leopard a giorni (Venerdì questo) e che sono dubbioso se comprare l'iMac adesso (compreso di sconto studenti per un iPod entro il 30 Ottobre) oppure a Gennaio quando dovrebbe fare la sua apparizione Penryn come processore e qualche altra succosa novità. E' noto che un computer va comprato quando serve ma si rosica sempre quando escono poi i nuovi modelli, specialmente dopo due mesi, come è del tutto probabile visto l'appuntamento del Macworld di Gennaio e il ciclo vitale medio di tale computer.

Saranno tutte queste cose ma ultimamente non faccio che vedere ovunque questo simbolo:


Sulle macchine, sui motorini, sui quaderni, sugli zaini: lo sticker in dotazione con ogni prodotto marchiato Mela è appiccicato ovunque. E non pago, i portatili che mi cascano sotto gli occhi all'Università ma soprattutto sui treni che prendo in continuazione sono Mac. Come minimo saranno la metà quelli marchiati appunto "Designed in Cupertino".

Che la gente si stia infurbendo?

100 Vetrine (e 1 Obiettivo).

Gentile Enrico,
in queste settimane abbiamo letto e valutato con attenzione il tuo lavoro.

Il tuo test presenta diversi elementi positivi e dimostra qualità e talento.

Purtroppo test di altri candidati sono risultati più soddisfacenti e adeguati alle attuali esigenze del reparto scrittura, tuttavia il tuo materiale resterà nei nostri archivi e sarai contattato per eventuali
necessità future.

Ringraziandoti nuovamente per l'attenzione e l'impegno, ti facciamo i migliori auguri per il tuo futuro professionale.

Se non fosse 100 Vetrine ci sarebbe da disperarsi per un lavoro perso.

Lo prendo come un complimento. D'altra parte se Umberto (Contarello) non è riuscito a scrivere "Tifosi" un motivo ci sarà.

Finiamo questa Università.

Schizofrenia politica (ed esistenziale).

Oggi è il 14 Ottobre.

Oggi è il 14 Ottobre e si vota per le primarie del Partito Democratico. Più di un mese fa ero in piazza a Bologna al V-Day, oggi sarò in piazza a Sassuolo a votare al banchetto per l'assemblea costituente del PD. Parrebbe che ci sia qualcosa di distorto in questo comportamento. A Settembre in piazza "contro i partiti" e a Ottobre in piazza per formare un nuovo (?) partito. Forse la disconnessione, lo stacco c'è, ed è pure evidente, ma io non lo avverto, non lo sento. Sono sceso in piazza al V-Day per un fatto molto semplice: via i condannati dal parlamento. La protesta, in sintesi, la mia almeno, era tutta nel disegno di legge popolare che ho firmato. Qualcun'altro sarà sceso in piazza anche contro la TAV, contro il ponte di Calatrava a Venezia, contro la legge 30 o contro tutti i partiti, io no, io non condivido un punto che uno in comune con Grillo su tutti questi temi, anzi, la penso proprio all'opposto. Il V-Day era stato organizzato primariamente contro coloro che occupano uno scranno parlamentare senza avere il valore etico (brutta parola, lo so, uno stato non dovrebbe essere fondato sull'etica) per farlo. Non per creare nuovi partiti o andare contro il governo come le TV e i giornali amici dello Psiconano hanno riportato copiosamente. La proposta di legge del V-Day aspirava a un rinnovamento della classe politica, proponendo un tetto massimo di due legislature per la singola persona. Credo che le primarie del PD siano ispirate dallo stesso sentimento. Il rinnovamento.

Oggi andrò a votare e sulla scheda nazionale porrò la mia crocetta su una delle due liste, non dico quale, che appoggiano Walter. Mi faccio la stessa domanda che ho fatto ai protagonisti del mio documentario in uscita (si spera) verso Dicembre/Gennaio: "Veltroni rappresenta il nuovo che avanza?" Risposta: NO. E siamo al secondo, chiarissimo, sintomo di schizofrenia. Voglio il rinnovamento ma scelgo Veltroni, uno che ha superato i cinquanta da qualche anno e si è fatto tutta la carriera politica prima nei giovani comunisti, poi nel PCI, poi nel PDS, è stato anche segretario dei DS, Vice-Presidente del Consiglio ed è il sindaco della città che gentilmente (?) mi ospita quando sono in trasferta. Walter non è il nuovo, non raccontiamoci balle.

La verità è che mi sono sempre sentito di sinistra, sempre, e mi sento tutt'ora di sinistra, di quella riformista, laburista alla Tony (Blair) o alla Gordon (Brown) e socialista alla (Viva) Zapatero, ma, tranne due volte, la prima alle elezioni comunali del '99 perché conoscevo personalmente la persona che si candidava, e la seconda e ultima alle regionali del 2004 quando espressi il mio voto per la Bastico (a oggi sottosegretario all'Istruzione), una donna che vale molto a mio parere, dicevo, non ho mai votato DS ma sempre e solo Partito Radicale. Perché? Perché ho sempre creduto e credo che i temi dei Radicali siano più di sinistra che di destra (che ci facesse Pannella nel '94 con Berlusconi e i cattolici di destra lo sa solo Dio, e cosa ci stia andando a fare Capezzone con quelli lo sa ancora solo Dio, perché va bene che bisognerebbe legiferare sulle tasse, sul fisco e sul mercato del lavoro in chiave riformista ma non puoi, non puoi, scendere a patti con chi ha firmato la legge 40 sulla fecondazione assistita, chi ha creato quell'infamia che, e i fatti lo dimostrano, non funziona, ma questo è un altro discorso). La verità è che quindi vorrei avere un partito per il quale votare che mi rappresenti, che si faccia carico dei temi politico-economico-etici che mi stanno a cuore, che sia un pò più come il New Labour dopo la svolta del '94 e il PSOE sotto la guida Zapaterina, e non solo in tema di diritti delle persone ma anche sul tema del federalismo, della libertà delle regioni, soprattutto in un paese che è sempre stato diviso e che, dopo l'unità del 1860, non si è mai formato del tutto come l'Italia.

Il problema quindi diventa chi eleggere come rappresentante di questo partito ideale che possa essere un garante del cambiamento in questa direzione. Mi piacerebbe fosse una donna. Sul serio. Ho più fiducia nelle donne che negli uomini. Le vedo più forti e affidabili. E poi non voglio lasciare allo Psiconano l'intuizione di candidare quell'antipatica di Maria Vittoria Brambilla, che è tutto tranne che una donna, non fisicamente, per carità, è caruccia, ma negli atteggiamenti. Non sono una minigonna, una scollatura e i tacchi a spillo che fanno una donna femminile, è l'atteggiamento, quello che la signorina Brambilla non ha, maschiaccio. Una donna mi piacerebbe ma l'unica donna è Rosy. Rosy mi sta anche simpatica ma non posso votarla. Per me è troppo cattolica, sebbene sui defunti Dico bisogna riconoscerle di aver fatto un lavoro che non avrei mai e poi mai creduto possibile da una come lei. Mi ha stupito positivamente devo dire. Però non posso cancellare dalla mia memoria quando, da Ministro della Sanità, mise in ogni modo i bastoni tra le ruote a Di Bella e al protocollo della sua cura per il cancro che, a detta di persone che conosco, una delle quali ha lavorato con lui all'inizio, funziona. Mi dispiace, ma per questo non posso perdonarla, per aver assecondato la volontà delle case farmaceutiche. Enrico Letta si chiama come me e già questo basterebbe per fargli acquisire punti. Ulteriormente potrebbe salire in classifica per un fatto anagrafico, è più giovane di Walter e di Rosy, a FestaReggio ha detto delle cose interessanti ma ha qualcosa che non mi convince a pelle. Sarà il fatto di essere stato un ex-DC, di esserne ancora convinto, di aver detto delle cose da panico sul medioriente. Enrico mi dispiace ma non fai per me. Adinolfi e Gawronski sono specchi per le allodole, fanno numero, dare un voto a loro è sprecato. Detto da uno che voleva votare per Scalfarotto alle primarie dell'Unione, alle quali non ho partecipato perché bloccato a Roma, fa un pò ridere.

E quindi rimane Walter, diplomato al CSC come me, e quindi meritevole di essere elevato sin da subito al titolo di "compagno di bevute", tra ex-allievi c'è sempre affinità. Anche lui non è privo di pecche, anzì. Da segretario dei DS non è che si sia comportato poi così bene, soprattutto con i lavoratori de L'Unità che è fallita proprio grazie al mancato appoggio del partito da lui amministrato in quel momento e che aveva una situazione finanziaria a dir poco sconvolgente. Però Walter ha un difetto che è, purtroppo nella vita politica italiana di oggi, un pregio: essere un grande affabulatore. Walter è lo Psiconano della sinistra. Uno che sa parlare bene, che sa affascinare, che ti rapisce dai suoi discorsi buoni, pieni di speranza ma che in fondo, sono tutte cazzate. E tu lo sai. Basta vedere come è stata amministrata Roma durante i suoi anni da primo cittadino: grandi eventi culturali, belli, stupendi, una marea di progetti di aiuto ai più poveri in Africa con il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole ma metropolitane e mezzi pubblici indecenti per una metropoli mondiale e una città terribilmente sporca, solo per fare pochi esempi di risultati negativi e positivi. Ma probabilmente è proprio questo di cui oggi si ha il bisogno, di cui la sinistra necessita: di un venditore di fumo da contrapporre al Gran Maestro dei venditori di fumo che troneggia dall'altra parte. Un piccolo psiconoano de' noartri. Si spera che però, a differenza dell'originale, sia capace di portare appresso quel bisogno di cambiamento in chiave riformista anglo-spagnolo che questo paese necessita veramente.

Sento puzza di fregatura, so quasi per certo che rimarrò deluso (come dal governo Prodi, ma se in questo caso era già chiaro fin dall'inizio che il Mortadella non sarebbe stato in grado di modificare il paese perché ricattato da chiunque, il 2006 è stato solo l'anno di liberazione, momentanea immagino, da Berlusconi, la classica finestra aperta per liberare l'aria viziata, ma prima o poi la finestra va anche richiusa), che cambierà poco o nulla, che non si arriverà mai ad avere un partito come in Spagna o in UK, ma, sinceramente, devolvere un euro per votare scheda bianca non mi pare una furbata.

E poi a sinistra si è sempre vissuti di utopie. Per favore, non svegliateci, lasciateci continuare a sognare un mondo migliore.
Ho visto un oceano sterminato di persone riunirsi a Bologna. E i giornali scrivono di Prodi e Berlusconi che battibeccano.

Ho visto Piazza Maggiore piena in ogni dove. E i telegiornali parlano di Prodi e Berlusconi che battibeccano.

Ho visto la polizia municipale dover bloccare il traffico di Via Ugo Bassi, Via Rizzoli e Via Indipendenza dalle troppe persone che affollavano le strade. E i siti internet mostrano Prodi e Berlusconi che battibeccano.

Ho visto onde di rabbia e frustrazione di un oceano in tumulto sommergere di fischi e V alte nel cielo i nomi di coloro che ci dovrebbero rappresentare. E i media riportano di Prodi e Berlusconi che battibeccano.

Ho visto l'assenza di organi d'informazione ufficiali quando 200.000 persone chiedevano di essere ascoltate. E i media suggeriscono Prodi e Berlusconi che battibeccano.

Ho visto quello che VOI che siete rimasti a casa non potrete mai vedere perché non ve lo mostreranno mai: ho visto gente fiera di esserci, di essere italiani, di non appartenere a nessun partito ma di fare comunque politica.  Ho visto gente stufa di sentirsi raccontare cazzate dal politico di turno. 

Ma soprattutto: non ho visto le facce di Prodi e Berlusconi e mi sono sentito meglio.

VAFFANCULO!  

Today is V-Day.

"People should not be afraid
of their governments.

Governments should be afraid
of their People"



"Remember, Remember
the Eighth of September"

Bloc Party, Nuovo Estragon, Bologna, 12/05/07

Come avevo già scritto i Bloc Party sono un gruppo al quale il supporto fonografico va alquanto stretto. Danno il loro meglio sul parlco . Sopratutto un leader quale Kele Okereke, il quale questa volta, alla fine del concerto, se ne è sparito, microfonono senza fili alla mano, tra la folla per riapparire qualche metro più in là, dietro la rivendita delle magliette e gadgets affini, per spogliarsi a torso nudo e indossare una delle loro t-shirts il tutto cantando e dimenandosi a squarcia gola.
Tra l'altro il giorno prima mi trovavo a Bologna per un giro ai mercatini della Montagnola e, soprattutto, per passare in Università quando tra i banchetti scorgo uno due ragazze e un ragazzo che parlavano tra di loro in un amabile inglese. Lui era nero, capelli un pò lunghini e mossi. Portava gli occhiali. Per me era Kele. Non ho avuto il coraggio di chiederglielo. La sera dopo al concerto mi sono messo a fare il confronto tra il ragazzo del giorno prima e quello sul palco. Per me era lui. Sono gli occhiali che mi hanno frenato.
Il concerto me lo sono visto per la prima volta dalla postazione mixer audio e luci. Roba davvero interessante. Tutto quello che accade sul palco passa per di lì. Sopratutto per le luci. L'amico al mixer audio, che ne deve aver viste tante dagli anni ottanta in poi, un tipo brizzolato sulla quarantacinquina, infatti non fa altro che precaricare sul mixer i livelli già prestabiliti, limitandosi a ricostruire la scaletta della serata e a portare piccole variazioni in base al momento e alla venue. Lo spettacolo rimane invece tutto nel vedere come il tecnico delle luci, un ragazzo sulla trentacinquina, segua tutto il concerto passo dopo passo e lo trasformi in un grande show roboante e psichedelico. In cinque parole: si fa un mazzo tanto. Ecco spiegata la motivazione del perché se a un concerto ti siedi sulle transenne davanti al mixer  ti prendono a mazzate sul coppetto.

Il mio buon vecchio iBook G4 ormai sente i suoi due annetti e mezzo di servizio continuo. Necessiterebbe di una pensone lui. Mica i 57enni per stare in tema con sti giorni. La mia vita da alcuni mesi a questa parte ha assunto l'aspetto dell'incubo organizzativo. Non ho più il tempo per fare nulla. Manco per ascoltare al musica (o per scrivere la recensione dell'ottimo concerto di Bloc Party di Maggio! Due mesi fa...). Tra l'Università, i lavoretti documentari, i test per scrivere le soap operas italiote, le sceneggiature su cui devo lavorare, i soggetti che vorrei scrivere ma che non so quando farlo, il diploma, la recensione critica di Grindhouse che voglio buttare giù, le chiacchiere di rito con chi ti può dar una mano, non ho un momento libero. E il tutto senza preavviso (a parte gli appelli) e con imprevisti mai visti prima. Mesi di pseudo-vuoto cosmico e poi zac! Tutto di un colpo. Venerdì si va in vacanza dieci giorni in Teteschia, ferier programmate da mesi, e, causa imprevisti degli ultimi due giorni, mi tocca portarmi dietro il pc per lavorare e i libri per ripassare un esame da completare a fine Luglio per incredibili congiunzioni astrali dell'Istituzione italiana. Fantastico! Aggiungici che Dio mi punisce facendo suonare Arctic Monkeys, Kaiser Chiefs e The Good, The Bad & The Queen (Zio can! Damon! Porca puttana! Unica data italiana! Figa!) uno dietro l'atro praticamente, quando sono oltreconfine (a lavorare a sto punto!), il risultato è che mi ritrovo come minimo basito. La devo aver fatta grossa per meritarmi tutto ciò. Fatemi andare a letto che domani è un'altra giornatina mica da ridere.

Cinema Europeo Uber Alles (non tanto, cmq...).

LOVE



LOVE II (a.k.a. SEX)



SADNESS



JOY



COMPILATION



MEDIA

Notizia e Foto. Dove si nota la presenza inquietante della Mummia!

Se oggi potessi essere a Roma andrei al Gay Pride. E non per solidarietà "da esterno" a una categoria in lotta. Ci andrei perché, da cittadino italiano, riconosco nei diritti degli omosessuali i miei stessi diritti, e nell'isolamento politico degli omosessuali il mio stesso isolamento politico. Ci andrei perché la laicità dello Stato e delle sue leggi mi sta a cuore, in questo momento, più di ogni altra cosa, e ogni piazza che si batta per uno Stato laico è anche la mia piazza. Ci andrei, infine e soprattutto, perché, come tantissimi altri, sono preoccupato e oramai quasi angosciato dalle esitazioni, dalla pavidità, dalla confusione che paralizzano, quasi al completo, la classe dirigente della mia parte politica, la sinistra.

Una parte politica incapace di fare proprio, senza se e senza ma, il più fondante, basilare e perfino elementare dei princìpi repubblicani: quello dell'uguaglianza dei diritti. L'uguaglianza degli esseri umani indipendentemente dalle differenze di fede, di credo politico, di orientamento sessuale. Ci andrei perché ho il fondato timore che la nuova casa comune dei democratici, il Pd, nasca mettendo tra parentesi questo principio pur di non scontentare la sua componente clericale (non cattolica: clericale. I cattolici sono tutt'altra cosa).

Ci andrei perché gli elettori potenziali del Pd hanno il dovere di far sapere ai Padri Costituenti del partito, chiunque essi siano, che non sono disposti a votare per una classe dirigente che tentenni o peggio litighi già di fronte al primo mattone. Che è quello della laicità dello Stato. Una piazza San Giovanni popolata solamente da persone omosessuali e transessuali, oggi, sarebbe il segno di una sconfitta. Le varie campagne clericali in atto tendono a far passare l'intera questione delle convivenze, della riforma della legislazione familiare, dei Dico, come una questione di nicchia.

Problemi di una minoranza culturalmente difforme e sessualmente non ortodossa, che non riguardano il placido corso della vita civile di maggioranza, quella della "famiglia tradizionale". Ma è vero il contrario. L'intero assetto (culturale, civile, politico, legislativo) dei diritti individuali e dei diritti di relazione riguarda il complesso della nostra comunità nazionale. La sola pretesa di elevare a Modello una sola etica, una sola mentalità, una sola maniera di stringere vincoli tra persone e davanti alla comunità, basta e avanza a farci capire che in discussione non sono i costumi o il destino di una minoranza. Ma i costumi e il destino di tutti.

Ci andrei perché dover sopportare gli eccessi identitari, il surplus folkloristico e le volgarità imbarazzanti di alcuni dei manifestanti è un ben piccolo prezzo di fronte a quello che le stesse persone hanno dovuto pagare alla discriminazione e al silenzio. E i peccati di orgoglio sono comunque meno dannosi e dolorosi delle umiliazioni e dell'autonegazione. E se la piazza dovesse essere dominata soprattutto da questi siparietti, per la gioia di cameraman e cronisti, la colpa sarebbe soprattutto degli assenti, che non hanno capito che piazza San Giovanni, oggi, è di tutti i cittadini. Se ci sono pregiudizi da mettere da parte, e diffidenze "estetiche" da sopire, oggi è il giorno giusto.
Ci andrei, infine, perché in quella piazza romana, oggi, nessuno chiederà di negare diritti altrui in favore dei propri. Nessuno vorrà promuovere un Modello penalizzando gli altri. Non sarà una piazza che lavora per sottrazione, come quella rispettabile ma sotto sotto minacciosa del Family Day. Sarà una piazza che vuole aggiungere qualcosa senza togliere nulla.

Nessuna "famiglia tradizionale" si è mai sentita censurata o impedita o sminuita dalle scelte differenti di altre persone. Nessun eterosessuale ha potuto misurare, nel suo intimo, la violenza di sentirsi definire "contro natura". Chi si sente minacciato dall'omosessualità non ha ben chiaro il concetto di libertà. Che è perfino qualcosa di più del concetto di laicità.

Michele Serra su Repubblica.






Erano due anni che dicevo l'avrei fatto.

Caro Ministro Rutelli,

le scrivo per farle presente una situazione che, immagino, Lei, certamente, conoscerà bene e che io giudico priva di senso.

Ciò a cui mi riferisco è il valore legale che viene assegnato al Diploma conseguito presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, nel quale ho avuto la fortuna, a dispetto di molti, di studiare dal 2004 al 2006 e che mi verrà consegnato (a quanto pare) il prossimo 25 o 26 Giugno.

Come Lei ben saprà il CSC non rientra tra quelle istituzioni e scuole (tutte dello Stato) che fanno parte dell'Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM) che equipara il titolo conseguito a una Laurea Triennale Universitaria.

Ben sapendo che uno dei motivi, se non il principale, per rientrare a far parte dell'AFAM è quello secondo il quale l'istituzione deve dipendere dal Ministero dell'Università e della Ricerca e non dai Beni e Attività Culturali, è palese notare come, in questa maniera, a causa di una mancata volontà di adesione a tale "progetto" da parte della dirigenza del Centro Sperimentale, gli studenti diplomati, come me, si ritrovino, dopo tre lunghi anni di corso, con un Diploma che, a tutti gli effetti, vale meno (parliamo ovviamente di legge - non di esperienza accumolata negli anni di studio) rispetto a uno conseguito presso un'altra Accademia, Istituto, Conservatorio o Università triennale.

Parrebbe quasi significare che chi ha frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia (e l'Accademia Nazionale del Dramma Antico - visto che è un problema a loro comune) sia, per lo Stato Italiano, uno studente di serie B rispetto a chi si è diplomato da:


Accademie di Belle Arti

Accademia Nazionale di Danza

Accademia Nazionale D'Arte Drammatica

Istituti Superiori per le Industrie Artistiche

Conservatori di Musica

Istituti Musicali Pareggiati


Ora non pare anche a Lei strano e ironico che lo Stato non riconosca il medesimo valore ai titoli di ogni scuola da lui finanziata copiosamente ogni anno?

Non crede che i diplomati del CSC e dell'Accademia Nazionale del Dramma Antico debbano avere lo stesso trattamento riservato agli studenti di altre scuole dello stesso genere?

Non crede sia giunto il momento, per mezzo di un accordo tra Lei e il Ministro Mussi, di sanare questa assurdità?

Io, nella mia modesta opinione, credo di sì. E confido in Lei.

Distinti Saluti,

Enrico Vannucci

Dilemmi del terzo millennio.

Se in Italia scendono in piazza i cattolici (teocratici estremisti omofobici) per protestare contro una proposta di legge che concede equanimi e uguali diritti alle persone...


... e in Turchia il popolo si mobilità in massa per difendere la laicità dello Stato...


Per quale motivo noi siamo in Europa e loro NO?!?

Faccetta nera.


MERD!

Sorprese...

Uno si aspetta il bollettino di pagamento della quota associativa della S.I.A.E. per il 2007 e invece ad aprire la busta ci si ritrova in mano con il saldo di quanto ti devono dal radiodramma del 2005.

Beh 645,04 € per 14 minuti su RadioRai3 non sono affatto male.

2 di picche.

E' sempre un no, ma dopo la prima risposta di un'altra casa di produzione, pensavo peggio.

Caro Enrico,

scusami tanto per il ritardo con il quale ti rispondo. Ho letto “occhi bassi” da tempo e devo ammettere con vero piacere.
Infatti ritengo la tua sceneggiatura ben scritta, la storia raccontata originale e i personaggi in scena sebbene “sopra le righe”, sempre assolutamente credibili.

Tuttavia, in questo momento stiamo cercando di sviluppare, come accennavo, storie per un pubblico “più adulto”.
Terrò però in seria considerazione, per il futuro, il tuo lavoro.

Se nel frattempo ti sei cimentato in nuovi lavori, sarò sinceramente felice di leggerli.

Ci sentiamo e ci aggiorniamo presto
Un carissimo saluto
Hai ragione vecchio, di questo passo a Natale ci riprendete...

nel 2015!

Come è possibile che qualcuno che abbia professato o professi la lotta di classe e la guerra del proletariato si possa dichiarare pacifista?

"Nel nostro atteggiamento verso la guerra, che, da parte della Russia, anche sotto il nuovo governo di Lvov e soci, rimane incontestabilmente una guerra imperialistica di brigantaggio, in forza del carattere capitalistico di questo governo, non è ammissibile la benché minima concessione al "difensismo rivoluzionario".

Il proletariato cosciente può dare il suo consenso ad una guerra rivoluzionaria che giustifichi realmente il difensismo rivoluzionario solo alle seguenti condizioni: a) passaggio del potere al proletariato e agli strati più poveri dei contadini che si schierano dalla sua parte; b) rinuncia effettiva, e non verbale, a qualsiasi annessione; c) rottura completa ed effettiva con tutti gli interessi del capitale."

- Vladimir Il'ič Ul'janov detto Lenin


Una posizione, questa, alquanto ambigua, il dividere le guerre tra giuste e ingiuste, per non dire opportunistica. Sicuramente l'esempio non è dei più calzanti perché è solo un estratto del pensiero di un uomo e quindi, sicuramente, non un'analisi approfondita.

C'è da dire, però, che questo atteggiamento opportunistico purtroppo si ritrova pienamente in certa sinistra italiana odierna che, evidentemente, non ha imparato dagli errori del passato quando come Paolo Cento (Verdi, ma soprattutto pacifisti) ha dichiarato pochi giorni fa:

"I talebani hanno gestito politicamente la vicenda (della liberazione di Mastrogiacomo - N.d.R.) e la decapitazione dell'autista afgano fa parte di uno scenario di guerra".

Mi sembra assai opportunistico definire "entità politica" i talebani. Così come mi sembra scorretto riferirsi alla morte di un essere umano etichettandola, con un atteggiamento snobbistico e superiore, come parte di uno scenario di guerra. Non si può, opportunisticamente, dare valenza politica a chi, barbaramente, sgozza la gola a una persona, a meno che, e qui siamo in ottica comunista-leninista, coloro i quali commettano tale deprecabile atto non stiano combattendo una guerra giusta, antimperialista, o, per dirla con le parole del filosofo-politico russo, non sussistano le condizioni di "passaggio del potere al proletariato agli strati più poveri dei contadini che si schierano dalla sua parte [...] rinuncia effettiva, e non verbale, a qualsiasi annessione [...] rottura completa ed effettiva con tutti gli interessi del capitale".

D'altra parte, volendo estremizzare il discorso e fare un paragone forzato, contadini e proletariato altro non potrebbero essere che i coltivatori di oppio afgani protetti dai talebani, la rinuncia all'annessione non sussisterebbe, semmai si tratterebbe di lotta di liberazione contro naturalmente, e siamo al terzo punto dello scritto di Lenin, gli interessi del capitale, ovvero gli occidentali presenti sul territorio come forza, in teoria, pacificatrice, ma praticamente come esercito di occupazione dedito a una colonizzazione neoimperialista avvallata dalle Nazioni Unite.

Naturalmente il paragone è stiracchiato e trova il tempo che trova, non credendo affatto che Cento avesse in mente nessuno scritto di Lenin in particolare o qualsiasi riferimente "alto". Però è innegabile il fatto come oggi, in una certa sinistra, la tentazione di dividere le guerre in due, mai esplicitamente s'intende, o, meglio, di pensare che le guerre si possano osservare da due lati uno negativo, solitamente connesso con l'occidente, come sintomo di una volontà imperialistica ed egemona e uno positivo, legato al terzomondismo, come resistenza o ribellione a un'oppressione che spesso tale non è, è assolutamente presente.

Si nota, nel pacifismo nostrano, una condanna a parole di tutte le guerre, di qualunque matrice essa siano, ma, furbescamente, pensando di non essere visto, come un bambino che crede di averla fatta franca al proprio genitore che non lo rimprovera per il gesto improbo che ha commesso a causa di una, tutta nostrana, propensione al perdono troppo accentuata in coloro che dovrebbero essere deputati al "controllo", la quale ha la sola capacità di creare un atteggiamento doppiamente sbagliato, ancora più grave del gesto meritevole di rimprovero e altamente diseducativo, il pacifismo nostrano strizza l'occhio, sottobanco, a coloro che giudica "combattenti per la libertà", cercando, e/o credendo, di non essere visto dagli altri, rendendo questa sua ambiguità e ambivalenza, credo, un vanto sotterraneo e segreto di coloro che la praticano ma che, in realtà, negli uomini con un pò di attenzione e con un qualche pensiero libero che ruzzola ancora nella testa, i quali si sono accorti di questo puerile giochino, non può che indurre sbigottimento e sdegno di fronte a tale squallido e imbecille atteggiamento.

Ritornando alla domanda originaria, scaturita dalla visione di "Masculin, Feminin" di Godard (che non è neanche uno dei suoi film del "periodo maoista"), non posso certo dire che Paolo Cento sia un comunista o abbia mai creduto nella lotta di classe e nella guerra del proletariato visto il suo impegno politico giovanile nei cattolici e nell'Agesci ma certamente, da qualche anno a questa parte, i Verdi hanno assunto tutte le connotazioni più "estreme" della sinistra radicale (meglio definirla comunista, come bene ha fatto notare Marco Cappato, visto che i radicali in Italia sono altri e hanno ben altro pensiero riguardo questi temi) e si sono fatti attecchire, come una pianta, dalle sue idee, che si potrebbero appellare "populiste", tanto da non riuscire ad anteporre quasi più alcuna differenza fra i tre partiti di quel settore laterale dell'emiciclo parlamentare che non sia soltanto denominativa e oculistica, riferita al colore del simbolo sulla scheda elettorale. Per questo trovo giusto far rientrare il pacifismo di Cento all'interno della visione marcista su cui ragione la domanda iniziale:

Come è possibile che qualcuno che abbia professato o professi la lotta di classe e la guerra del proletariato si possa dichiarare pacifista?

Se qualcuno può darmi una risposta esaustiva si faccia avanti.

PS: la spiegazione più logica forse è un altra. I boyscout (l'Agesci - N.d.R.) fanno male.

Se non ci fosse Piroso...

... a ricordarci che quando trattiamo di Papa e, soprattutto, Vaticano ci riferiamo a, giornalisticamente parlando, ESTERI.


Nota: per chi non lo sapesse, Antonello Piroso è il direttore del TGLA7. A mio parere, attualmente, il miglior giornalista d'informazione di questo paese. Forse, a volte, si intestardisce un pò troppo con certe copertine "lavacoscienze occidentali" ma, come si suol dire in questi casi, nessuno è perfetto e ognuno ha i suoi difettucci.

Klaxons, Nuovo Estragon, Bologna, 10/03/07

Quando vai a vedere un gruppo che ha al suo attivo un solo album (e che album!) non puoi meravigliarti se non suonano più di 45 minuti. Per questo i fischi finali da parte di qualcuno che si aspettava il classico encore, per dirla all'italiana "il bis", sono del tutto ingiustificati, anche perché i quattro (sì, si è palesato finalmente anche il segretissimo e amanta smaniato della sua privacy batterista che, però, non sono riuscito a fotografare da quanto era intanato nel retro del palco) ragazzi inglesi suonano tutto il repertorio a loro disposizione l'LP "Myths of the near future" e l'EP "Xan Valleys" in strabilianti 45 minuti di puro divertimento, di buona musica, di gente che saltella su e giù, che tenta il pogo ma ci riesce con scarsi risultato e con vestiti di gusto alquanto rivedibile.
Perché i Klaxon sono l'emblema degli "sfattoni glitterati" (qui detengo il ©opyright), una fusione della scena alternative-punk con il glam d'annata. E il pubblico li rispecchia a pieno vista la presenza di molta scena gay-bisex-lesbo nostrana (c'era uno identico a Gael Garcia Bernal in La Mala Education" di Almodovar, cazzo uguale solo più magro) adornata di un look sfattone ma ricercato e impreziosito da innesti glitter, brillantini, trucco spinto, eyeliner e neon portatili appesi al collo (tra l'altro fichissimi, chissà dove gli han presi...). Sembrava di stare a un rave o, meglio, sembrava di stare a quello che dovrebbe essere un rave nell'immaginario di chi non è mai stato a uno, ovvero il sottoscritto. I più interessanti della serata: uno identico a Gael Garcia Bernal in "La Mala Education" di Almodovar, cazzo uguale solo più magro; tre ragazze anglofone, formose nei punti giuste, un pò rotondette ma non troppo, capelli corvini e ubriache fradice che, vestite di un abito nero, attillato, scollato sul davanti, senza maniche, che arrivava a metà coscia e dalle gambe ricoperte di bruttissime calze in nylon che ognuna di loro portava di un colore diverso (bianco, rosso e blu), giravano per il locale attaccando il pezzone a chiunque in attesa che il concerto iniziasse, capelli neri; una coppia di amici, ventenni o giù di lì, lui alto due metri, secco, con il pizzetto, una faccia simpatica e leggermente allungata, indosso una felpa con cappuccio e jeans di una taglia più grossa, lei, alta meno di un metro e sessanta, traccagnotta ma non grassa, biondina, faccia tonda, maglietta a maniche corte che accentua il seno e i jeans che denotano un culo un pò largo per l'altezza minuta, che passano tutta la sera a parlare tra di loro e, infine, un gruppetto di quattro ragazze che sembrava uscito dalla mia sceneggiatura, ovviamente, rinominate subito Diamond Dogs.
Una parola per il gruppo di supporto "The Mojomatics" (sito), di Venezia, come mi ha detto dopo il concerto il batterista, duo composto da chitarra/voce + batteria. Potrebbero essere i The Kinks del nuovo millennio, per come si vestono (andatevi a vedere la copertina del primo album del gruppo di Ray Davies) e per lo stile di alcune loro canzoni. Peccato siano nati nel paese sbagliato. Comunque ho coprato il loro cd. Ho letto che aprono anche Arctic Monkeys a Milano il 19. Concerto Sold-Out, porca minchiazza. Avrei avuto da studiare, comunque... Rrrrrrrrghhhh!!!!!

La morale è: le scelte sbagliate si pagano.


Nella foto: un gran numero 9 e un fenomeno. Sopraffine caratteristiche ad appannaggio, una volta, di...


... questo signore che in nostro onore, oggi, portava, scritta sulla maglia scolorita in lavatrice, la nostra veneranda età. (O i suoi chili, non so! - Comunque bel gol. Peccato averne fatti due...)

PS: Ibraimovich si vede che è di scuola Rubentus. Gli deve aver insegnato tutto Nedved: prima fai finta di stare male poi, quando gli altri ti danno per morto e non ti marcano, ti rialzi e la piazzi dentro.

Dissento su ogni singola parola.

“Sedici anni alla guida della Cei rappresentano un fatto senza precedenti e, al tempo stesso, testimoniano l’ottimo lavoro portato avanti al servizio della Santa Sede.
Il Cardinale Ruini ha sempre dimostrato una particolare attenzione per la società, una viva intelligenza ed un’esperienza impareggiabile rimarrà vicario del Papa a Roma e questo testimonia ulteriormente la continuità e l’apprezzamento per il lavoro svolto dal cardinal Ruini.
Ricordo l’emozione con la quale entrò in S.Giorgio nel 2004, in occasione del 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale: un’emozione figlia della sua grande umanità e dell’attaccamento alle sue radici e ad una terra che l’ha sempre considerato con orgoglio come il suo rappresentante più degno e più importante”

Graziano Pattuzzi
(Sindaco di Sassuolo)

E' vomitevole quanto il cattolicesimo filo-vaticanense ammorbi quel piccolo paese.

PS: Intanto l'interessato ringrazia sentitamente.


PS#2: Il rappresentante più degno e importante? Tra Ruini e Nek, il secondo tutta la vita!

Acquistoni!

Gocce d'acqua.


... perché questo, a quanto sembra fino ad ora, appare come l'anno dell'anger, almeno nella musica.

O così sembrano confermare i rispettivi primi singoli dei nuovi album di Arctic Monkeys e Black Rebel Motorcycle Club.

La band di Sheffield, dopo poco più di anno dalla release del singolo d'esordio, sforna già la
leading track del secondo, attesissimo cd. E lo fa non abbandonando certamente il proprio distintivo modo di suonare ma, fortunatamente, lo evolve verso sonorità più cattive. In Brianstorm, appunto, bassi e chitarre suonano qualche ottava più giù, la batteria virtuosamente batte il tempo con veemenza, ricordando in alcuni frangenti pedalate in stile Power Metal, e si nota l'apparizione di tastiere che creano la giusta atmosfera nel background della canzone. Io dico la mia ma mi pare che The Horrors l'anno scorso hanno influenzato un pò di gente in the U.K.
Il singolo suona bene, carica, fa muovere, tutto quello che ci si aspetta dagli Arctic Monkeys anche con sonorità più dure.

I Black Rebel Motorcycle Club invece sfornano Weapon Of Choice, un puro pezzo rock.
Di quel rock genuino, con il suo heritage nel classic-rock che tanto manca alle maggioranza delle band di oltreoceano che dichiarano di suonare quel genere musicale. La canzone parte con una chitarra acustica che suona un catchy-rythm, molto Johnny Cash, che ti conquista immediatamente e per venire subito affiancata, e risucchiata nel mix, dalla chitarra elettrica, il basso e la batteria in un groviglio di suoni di una potenza sconvolgente che ricorda i primi due album della band, miglia e miglia distante dal terzo acustico, e pur bellissimo, Howl. Finalmente un pezzo rock degno di questo nome. D'altra parte c'era d'aspettarselo dai Black Rebel Motorcycle Club.

Quest'anno per la musica è sempre più come il 1997. Spettacolare. D'altronde ogni dieci anni ce lo possiamo meritare.

IPSE DIXIT.


"Il Presidente Prodi è intervenuto per parlare di questa visione di regolamentazione delle unioni tra persone dello stesso sesso, non sono queste le riforme che il paese e i giovani si attendono".

Chissà come farà uno nato nel 1919 a sapere cosa vogliono i giovani oggi... MAH!


PS: nella foto, una persona che già da giovane appariva vecchia.

Goodfellas.


Kaiser Chiefs - Yours Truly, Angry Mob

"Yours Truly, Angry Mob" non è "Employment". Quindi, se siete affezzionati a quel disco, come il sottoscritto, dimenticatevelo. In questo secondo effort non c'è speranza che troviate un sound che si rifaccia all'album d'esordio. Se i blur, che considero il gruppo a cui maggiormente si rifanno i cinque di Leeds, ci impiegarono un album di transizione ("The Great Escape") per liberarsi del Brit-pop, i Kaiser Chiefs passano direttamente da un suono e un ambiente molto british a un rock più diretto, meno sfarzoso, più cupo e certamente più incazzoso.
Come già il titolo e la seconda traccia dell'album, "The Angry Mob", ci suggeriscono, qui il sentimento che guida le note è proprio l'anger, la rabbia. Per certi versi il sound che esce fuori da questo album prodotto da Stephen Street uno se lo aspetterebbe più da The Horrors (vedi "My Kind Of Guy"), come dimostrano anche il new look che accompagna l'uscita del disco: cappotti, maglie, scarpe, giubbotti e pantaloni di rigosoro colore nero. Naturalmente tra gli esponenti del Garage/Punk/Surf londinese e i Kaiser Chiefs continuano ad esserci le dovute differenze: troviamo nuovamente gli urletti di Ricky Wilson, ma più in lontananza, mixati con lo sfondo, la chitarra che suona soprattutto assoli, le tastiere, sebbene più cupe e più invisibili.
Tre quarti d'ora di (Brit?)-Rock tra cui spiccano le ultime due tracce: "Try Your Best" e "Retirement", il primo un pezzo lento che ricorda l'evoluzione di blur (torniamo sempre lì!) nel periodo post Brit-pop e il secondo una canzone che riprende un ritmo Brit ma lo supera, portandolo oltre il genere, mescolando con qualcos'altro e dichiarandone la sua morte. Alcune canzoni potrebbero essere stati scritte da Graham Coxon (pensa un pò!) e inserite in uno dei suoi ultimi due album (stranamente prodotti dallo stesso Stephen Street) come ad esempio "Everything Is Average Nowadays" o "High Royds". "Boxing Champ" è la mosca bianca tra le tredici tracce per due motivi: è cantata da Nick Hodgson, batterista e songwriter, e, insieme a "Learnt My Lesson Well", sono le uniche canzoni che si rifacciano, con il suo giro di piano la prima e con il suo ritmo sbarazzino la seconda, a sonorità anglosassoni più pure (vedi alla voce "The Beatles post Revolver Era", obviously).
E' facile notale come nell'album ci siano diverse canzone con un ritornello facilmente orecchiabile e ripetitivo che invita a cantare, e qui mi riferisco a "Ruby", "The Angry Mob" e "Heat Dies Down", ma che a differenza di Employment non invitino, tranne forse la prima, a saltare sulla sedia e iniziare a menare il culo (in gergo: ballare). "Love Is Not A Competition (But I'm Winning)" e "I Can Do Without You" sono due belle ballate ritmiche per le quali vale lo stesso discorso appena fatto in precedenza, "Thank You Very Much" è il continuo naturale di "I Predict A Riot" alla quale si rifà soprattutto nelle prime note che il sintetizzatore suona.
In sintesi? Com'è sto disco? Sicuramente positivo. Sicuramente meno immediato rispetto all'esordio. Sicuramente pronto ad occupare sempre più il mio cuore ad ogni nuovo ascolto.

PS#1: Già al secondo ascolto sto album è un fichissimo. Al terzo diventa un capolavoro di sicuro!

PS#2: col cazzo che quest'anno la TOP 10 mi basta!

Salutate Romano!

Avanti miei Prodi!

Appunto:

- Finire l'Università al più presto e, subito dopo, comprare un biglietto di sola andata per un paese civile che non veda apparire la parola Comunista in parlamento.

Meta preferita: U.K.

Buon compleanno Kurt!

Kurt Cobain
20/02/67 - 05/04/94

Coincidenze.

Divido il compleanno con questa signorina qui.


Che bello! :)

PS: vorrà ben dire qualcosa...

Mal di pancia.

Salivo le scale e mi chiedevo: "che cazzo serve tutto questo?"

No perché mi piacerebbe saperlo. Ti affretti ad appendere dei pezzi di carta al muro che poi ti portano realmente a cosa? Forse alla gloria personale, più realisticamente ad avere una parete diversa dagli altri, almeno quei pezzi di carta li puoi avere solo tu, con il tuo nome dico.

Ovunque è un sentirsi dire di no, oppure che la situazione fa schifo, che il lavoro non c'è, che è così che bisogna accettarlo. Uno si chiede: ma di che devo campare? Di sola aria? Almeno la cura dimagrante è assicurata.

Ho un pezzo di carta e mi manca l'altro. Tanto per avere una parete ben decorata, mica per altro. Già con l'idea che mi toccherà fare lo studente ancora per due anni e poi? Dopo non ci sono più alibi. Dopo hai 28 anni, sei vicino ai trenta, forse vorresti essere indipendente, sul serio, non come ora che è tutta una burla, crearti un futuro che per una buona fetta ti sei già giocato perché volatilizzato nel passato. Ti sei fregato gli anni migliori. "Per cosa poi?".

E' una domanda assillante questa. La risposta più ovvia sarebbe: passione. Non ti soddisfa più, non più come prima, non più pienamente. Si diventa più pragmatici cazzo. Non si campa di passioni come non si campa d'aria. Le passioni ti fanno vivere ma non ti fanno campare, materialmente dico, e visto che la nostra anima è imprigionata nel nostro corpo dobbiamo pure tenergli dietro a quest'ultimo sennò muoiono entrambi.

Vivere alla giornata è una rottura di cazzo impressionante. Gli unici impegni a lunga scadenza sono i concerti e gli esami al Dams che devo, anzi voglio, finire al più presto per non darla vinta a me stesso.

Il mal di pancia ce l'ho veramente. Sarà anche st'inutile Semiotica. Un bel fanculo di cuore a Metz, Deleuze e a tutti sti cazzo di teorici francesi ci sta benissimo.

PataPACS!

Le solite (in)decisioni all'italiana.

Viva l'Italia!

Viva Zapatero!

Schifosi Bastardi.


Basta.

E' ora di chiudere gli stadi alle curve.

The Fratellis, Rolling Stone, Milano, 01/02/07

APPUNTI:

1) Non tornare più al Rolling Stone a vedere un concerto se non è strettamente necessario, il locale è nuovo ma l'acustica è pessima! Alti e bassi suonano alla stessa frequenza in un rimbombo ovattato che non permette di distinguere una benché minima variazione di note.

2) I giovincelli sbarbati che si credono tutti dei gran figaioli mi rompono sempre più i coglioni con i loro poghi del cazzo.

3) Ma nei locali pubblici non è proibito fumare? (anche per il bassista sul palco)

4) Il gruppo suona bene, peccato ci sia il punto uno.

5) Notevoli problemi con il basso ad inizio concerto. Diversi stop durante l'esecuzioni.

6) 40 minuti di show principale e 10 di encore sono un pò pochini.

7) Quando tutti i componenti di una band suonano uno strumento lo show perde in spettacolarità (chiedere a Ricky Wilson dei Kaiser Chiefs cosa faccia senza uno strumento tra i coglioni).

8) Peccato perché il concerto sarebbe stato entusiasmante se non fossero accaduti i suddetti eventi.

9) Fica la bandiera della Scozia disegnata sulla coda del basso.

10) Che palle tornare da Milano con un nebbione della miseria!

30 e lode.

Ultimamente sono stato molto occupato tra ninfette, libri bruciati dai pompieri e brutali lavoratori polacchi che maltrattano le sorelle delle loro mogli. Visto il nobile intento di portare a termine, per la fine del 2008, inizio 2009, il progetto di guadagnarsi (anche) una laurea al Dams di Bologna, sono stato impossibilitato di riportare in precedenza quanto segue.

Nell'ultimo mese si è ascoltato parecchio cose nuove, altre ancora inedite, insomma un sacco di album: Air, Bloc Party, The Good The Bad & The Queen, Klaxon, The View. Più qualche altra novità aspetta già di essere caricata sul mio stracarico iPod: Carla Bruni, LCD Soundsystem, Norah Jones.

Il nuovo disco di Air s'intitola Pocket Symphony. Prodotto da Nigel Godrich, già produttore di Radiohead e dell'album solista di Thom Yorke, il cd è in maggioranza composto da diversi pezzi solo musicali, privi di voci, e si avvale, nei brani cantati di importanti collaborazioni tra cui quella di Jarvis Cocker in One Hell Of A Party. L'humor del disco è abbastanza scuro, sicuramente più dark dei lavori precedenti del duo francese. Lo stile è riconoscibile, l'ascolta passa tranquillo, senza troppi sussulti, un'ottima musica da sottofondo, forse un pò troppo triste, utile per le giornate con il mood down. Non il loro capolavoro, forse, ma un buon disco a mio parere.

A Weekend In The City è il secondo, atteso, non c'è che dire, disco di Bloc Party dopo il superbo esordio di due anni fa. L'album è apparso su internet da un sacco di tempo e questo provoca un dubbio, di quelli forti, ovvero che la copia che giri online sia un premix di tutto il lavoro. La qualità audio non è proprio eccezionale ad ascolare con orecchio attento ma nonostante questo il disco scorre piacevole, ricalcando un pò gli stilemi e le sonorità del precedente, sebbene si possa denotare una presenza minore di pezzi ballabili o facilmente orecchiabili al primo ascolto (non che Silent Alarm ne fosse troppo dotato comunque). Delusione? Non direi ma mi aspettavo qualcosa di differente, un pò più distaccato dal passato sebbene, come dichiarato da Okereke, molte canzoni risalgono ad ancora prima la release dell'esordio. Comprensibile il genere di disco che ne sia venuto fuori (sempre che il mix finale sia questo).

E' incredibile come Damon Albarn riesca a far luccicare tutto quello che tocca o quasi. Questo The Good, The Bad & The Queen si candida ad essere uno dei dischi dell'anno. Come avevo già scritto il gruppo è formato da Albarn (Voce e Piano), Simon Thong (The Verve, Chitarra), Tony Allen (Fela Kuti, Batteria) e Paul Simonon (Clash, Basso). Albarn ci porta in un'Inghilterra molto diversa da quella gioiosa e ridanciana del 1994 raccontata in Parklife (blur). Tredici anni dopo, dopo l'era blairiana, sembra di essere capitati nel Kingdom of Doom, titolo del secondo bellissimo singolo estratto da questo LP. Albarn racconta una nazione caduta nel baratro, scure melodiche armonie si rincorrono nel disco che esplora e amalgama diversi generi musicali rivitalizzandoli e creando sonorità indescrivibili con le parole. La produzione di Dounger Mouse l'avvicina molto al secondo disco di Gorillaz, ma qui, due anni dopo, siamo un passo in avanti nell'evoluzione artistica di uno che ha orecchio per il mondo che lo circonda e ha la fortuna di collaborare con le persone tra le migliori che si possano trovare sulla scena musicale. Se fosse un film sarebbe 2001: Odissea nello Spazio che, come noto, o si ama o si odia.

Come mi aspettavo Myths Of The Near Future di Klaxon è un disco stupendo. Per certi versi si può collegare con quanto detto per TGTB&TQ, il quartetto londinese infatti ci racconta un vicino futuro dove le sonorità sono caotiche, sparate ad alto volume, piene di backingvocals, strabordanti (come la bellissima chitarra scordata che suona il motivo su Gravity's Rainbow), per certi versi barocche. Il disco ha questo Noise Sound che non lascia nulla al caso, tipico del punk più scrauso, chitarre stuprate con sadica meticolosità, batteria che suona i tempi giusti, linee di basso indiavolate, doppie voci per quasi l'intero lp, tastiere che creano un suono dall'elettronico al gotico, un'apocalisse sonora che ha la sua conclusione nella canzone, forse simbolo di questo impressionante lavoro produttivo che è stato svolto assieme a James Ford, Four Horseman of 2012. La traccia nascosta alla fine del cd, un insieme sconnesso di suoni e rumori che compongono una sinistra melodia che si rivela dopo quasi venti minuti di silenzio, appare come un segnale lanciato dai pochi sopravvissuti all'apocalisse del mondo futuro a cui abbiamo assistito. Ciò che è ancora più interessante in questo album è poterlo confrontare con i singoli e gli ep rilasciati precedentemente dove si trovano le stesse canzoni, ma non elaborate, permettendo così di apprezzare ancora maggiormente il lavoro di maturazione sopraffina svolto da questo gruppo. Naturalmente a Marzo si vanno vedere all'Estragon.

The View con il loro primo album, Hats Off The Buskers, hanno appena raggiunto la vetta della UK Album Chart questa settimana, battendo TGTB&TQ, posizionatesi al secondo posto. Comprensibilissimo perché questi ragazzi scozzesi sfornano un disco dalle sonorità tanto brit-pop-rock anni '90 che è davvero un piacere ascoltarlo. Hats Off The Buskers potrebbe essere datato 1995 tranquillissimamente. Questo dovrebbe essere un aspetto negativo a detta di molti, invece, risulta essere proprio il lato più piacevole del disco anche perché comunque risente di tutto ciò che si è sentito nei dodici anni seguenti (soprattutto da parte di Pete Doherty e Carl Barat e i loro The Libertines, a dimostrazione di ciò il fatto che il gruppo abbia fatto da supporto per Babyshambles in diverse date in giro per l'UK). Un bel disco ballabile e divertente, in definitiva ciò che si chiede a un buon lp. Ottimo debutto. Da vedere appena approderanno ai nostri lidi.

Intanto Giovedì The Fratellis sono attesi a Milano al Rolling Stone! Primo concerto dell'anno. Si inizia di nuovo.

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