Skin, Vox Club, Nonantola, 04/11/2006

Lo dichiariamo subito così la facciamo finita: sulla versione acustica di Hedonism (Just Because You Think) sono scese le lacrime. Chiaro sintomo di quanto sia stato un concerto emotivo. E' incredibile ciò che quella donna riesce a fare con la sua persona, non solo con la sua splendida e toccante voce che Dio le ha donato ma anche con il suo fisico, le sue movenze e le sue infinite espressioni facciali che riesce a cambiare in un lampo. Skin non è un essere umano. Non può esserlo. Al suo interno racchiude uno spettro troppo vasto per essere una creatura di questo mondo: è capace di cantare rabbiosa, piena di livore e cattiva, assumendo espressioni spaventose che la portano ad assomigliare alle statue dei Gargoyle nelle cattedrali cristiane, figure archetipiche, mitiche, e il momento successivo, così senza una motivazione specifica, trasformarsi in una bimba di cinque anni che, timidamente, quasi arrossendo, si rinchiude a riccio, sorridendo teneramente per nascondere l'imbarazzo che l'ha colpita all'improvviso.
La cantante inglese suona, assieme a una band di due chitarristi, un bassista e un batterista, l'ultima data del tour di Fake Chemical State, molti pezzi dai suoi due album da solista, in particolare, naturalmente, dall'ultimo, facendo ascoltare al pubblico tutti i singoli tra cui, a parere mio Alone In My Room è nettamente il migliore con la sua carica adrenalinica. Si balla molto anzi si salta molto un pò come lei che, già come sei anni fa al concerto degli Skunk Anansie, si muove dotata della grazia di un felino per tutto il palco, non troppo ampio, del Vox. Parla molto con il pubblico, si avvicina, lo tocca. Per certi versi il concerto è un esperienza erotica, un pò come le sue canzoni: c'è la ricerca di un contatto fisico con chi sta dall'altra parte delle transenne, un contatto non cercato solo con la musica ma anche, appunto, con il corpo. Lei si sporge, si fa toccare, tocca chi si trova nelle prime file, saluta quelli appostati in piccionaia, durante le canzoni salta addosso ai chitarristi o al bassista, strusciandosi con loro, quasi scambiando effusioni. E' un esperienza orgasmisca vera e propria. E tutto questo le piace.
L'apice della serata si raggiunge quando suona i brani degli Skunk Anansie: prima You'll Follow Me Down, poi una versione molto tronfia di Charlie Big Potatoe, la già citata Hedonism (Just Because You Think) acustica e, infine, chiude il concerto con Twisted (Everyday Hurts). Il pubblico canta a squarciagola incitato da lei e dalla band, non i soliti anonimi musicisti di accompagnamento ma degli altri animali da palcoscenico, soprattutto il chitarrista vestito di bianco, entrati all'inizio sul palco sulle note dello Skywalker Theme di Star Wars (e già lì uno poteva capire che lo show sarebbe stato fantastico).

Per la cronaca, Green Lizard, da Amsterdam, hanno aperto la serata. Una hard-rock band in generale non male, soprattutto le ultime canzoni suonate, soprattutto non apprenzzando io al meglio il loro tipo di musica, quell'hard rock che viene spesso da oltre l'Atlantico, che trovo spesso molto simile a sé stesso. Comunque, grazie per il tributo ai Nirvana! Cheers!

Ultima chicca. Una nuova canzone di Skin! L'audio non è dei migliori, purtroppo, le casse gracchiavano e la camera era una macchina fotografica!

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