Bloc Party, Nuovo Estragon, Bologna, 12/05/07

Come avevo già scritto i Bloc Party sono un gruppo al quale il supporto fonografico va alquanto stretto. Danno il loro meglio sul parlco . Sopratutto un leader quale Kele Okereke, il quale questa volta, alla fine del concerto, se ne è sparito, microfonono senza fili alla mano, tra la folla per riapparire qualche metro più in là, dietro la rivendita delle magliette e gadgets affini, per spogliarsi a torso nudo e indossare una delle loro t-shirts il tutto cantando e dimenandosi a squarcia gola.
Tra l'altro il giorno prima mi trovavo a Bologna per un giro ai mercatini della Montagnola e, soprattutto, per passare in Università quando tra i banchetti scorgo uno due ragazze e un ragazzo che parlavano tra di loro in un amabile inglese. Lui era nero, capelli un pò lunghini e mossi. Portava gli occhiali. Per me era Kele. Non ho avuto il coraggio di chiederglielo. La sera dopo al concerto mi sono messo a fare il confronto tra il ragazzo del giorno prima e quello sul palco. Per me era lui. Sono gli occhiali che mi hanno frenato.
Il concerto me lo sono visto per la prima volta dalla postazione mixer audio e luci. Roba davvero interessante. Tutto quello che accade sul palco passa per di lì. Sopratutto per le luci. L'amico al mixer audio, che ne deve aver viste tante dagli anni ottanta in poi, un tipo brizzolato sulla quarantacinquina, infatti non fa altro che precaricare sul mixer i livelli già prestabiliti, limitandosi a ricostruire la scaletta della serata e a portare piccole variazioni in base al momento e alla venue. Lo spettacolo rimane invece tutto nel vedere come il tecnico delle luci, un ragazzo sulla trentacinquina, segua tutto il concerto passo dopo passo e lo trasformi in un grande show roboante e psichedelico. In cinque parole: si fa un mazzo tanto. Ecco spiegata la motivazione del perché se a un concerto ti siedi sulle transenne davanti al mixer  ti prendono a mazzate sul coppetto.

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