Sbuffo.

Ieri sera il concerto di Dolore O'Riordan è andato in fumo. Il comunicato ufficiale parlava di problemi intestinali, più comunemente conosciuti come caghetto. La capisco. Però... UFFF! Dovrò aspettare altri otto anni per rivederla dal vivo?

Si è ripiegato su Sleuth - Gli insospettabili, remake dell'ultimo film di - quel genio di - Joseph Mankiewicz. Beh, Branagh ne tira fuori un film che rimanda molto, forse troppo, a una piece teatrale a due attori - il vero testo di riferimento, a firma di Anthony Shaffer da cui è tratta la sceneggiatura - animata dalle irraggiungibili - per un altro scrittore, qui leggasi il sottoscritto, che vorrebbe essere così bravo - parole della sceneggiatura del premio Nobel Harold Pinter ma che, al contempo, pare un lungometraggio espressionista tedesco degli anni '20, alla Fritz Lang per intenderci, con tutte quelle scenografie e inquadrature da capogiro.

Il tema del film mi pare chiaro: il rapporto, conflittuale, che si instaura tra autore e personaggio. All'inizio è l'autore, nei panni dello scrittore, ad avere la meglio sul personaggio, che nel film è un attore (raddoppiando il significato e aumentando lo scontro tra questi due piani di lettura). Ma poi è l'attore, e quindi il personaggio, a controbattere e vincere "il secondo set" - come ritiene, nel film, Jude Law - ribellandosi al suo autore e, rispondendo con gli stessi mezzi che lo scrittore dispone. In verità tutto questo odio scaturisce dal fortissimo amore che l'autore prova per il suo creato, sentimento che, però, prevede una fedeltà subalterna da parte del personaggio il quale, illusosi di poter essere all'altezza del suo creatore, non accetta di esserne lo schiavo - sebbene questa sua condizione gli porterebbero sia la fama sia il successo, due traguardi che è convinto di poter raggiungere in solitario, senza il bisogno di ciò che è a tutti gli effetti suo padre - e, per questo, finisce per venir accartocciato come una brutta bozza. Detto così è detto brevemente, in verità, a riguardo, si potrebbe scrivere un piccolo pamphlet vista la riflessione metacinematografica - ma forse è meglio dire metafisica - che giace in sottofondo.

Sono l'unico a cui il film è piaciuto, perché, forse, sono l'unico ad aver capito che quello di cui si stava parlando non era una storiella di corna in cui l'oggetto del contendere non si vede mai.

Sfoglia il carciofo. Sfoglia il carciofo.

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