Come è possibile che qualcuno che abbia professato o professi la lotta di classe e la guerra del proletariato si possa dichiarare pacifista?

"Nel nostro atteggiamento verso la guerra, che, da parte della Russia, anche sotto il nuovo governo di Lvov e soci, rimane incontestabilmente una guerra imperialistica di brigantaggio, in forza del carattere capitalistico di questo governo, non è ammissibile la benché minima concessione al "difensismo rivoluzionario".

Il proletariato cosciente può dare il suo consenso ad una guerra rivoluzionaria che giustifichi realmente il difensismo rivoluzionario solo alle seguenti condizioni: a) passaggio del potere al proletariato e agli strati più poveri dei contadini che si schierano dalla sua parte; b) rinuncia effettiva, e non verbale, a qualsiasi annessione; c) rottura completa ed effettiva con tutti gli interessi del capitale."

- Vladimir Il'ič Ul'janov detto Lenin


Una posizione, questa, alquanto ambigua, il dividere le guerre tra giuste e ingiuste, per non dire opportunistica. Sicuramente l'esempio non è dei più calzanti perché è solo un estratto del pensiero di un uomo e quindi, sicuramente, non un'analisi approfondita.

C'è da dire, però, che questo atteggiamento opportunistico purtroppo si ritrova pienamente in certa sinistra italiana odierna che, evidentemente, non ha imparato dagli errori del passato quando come Paolo Cento (Verdi, ma soprattutto pacifisti) ha dichiarato pochi giorni fa:

"I talebani hanno gestito politicamente la vicenda (della liberazione di Mastrogiacomo - N.d.R.) e la decapitazione dell'autista afgano fa parte di uno scenario di guerra".

Mi sembra assai opportunistico definire "entità politica" i talebani. Così come mi sembra scorretto riferirsi alla morte di un essere umano etichettandola, con un atteggiamento snobbistico e superiore, come parte di uno scenario di guerra. Non si può, opportunisticamente, dare valenza politica a chi, barbaramente, sgozza la gola a una persona, a meno che, e qui siamo in ottica comunista-leninista, coloro i quali commettano tale deprecabile atto non stiano combattendo una guerra giusta, antimperialista, o, per dirla con le parole del filosofo-politico russo, non sussistano le condizioni di "passaggio del potere al proletariato agli strati più poveri dei contadini che si schierano dalla sua parte [...] rinuncia effettiva, e non verbale, a qualsiasi annessione [...] rottura completa ed effettiva con tutti gli interessi del capitale".

D'altra parte, volendo estremizzare il discorso e fare un paragone forzato, contadini e proletariato altro non potrebbero essere che i coltivatori di oppio afgani protetti dai talebani, la rinuncia all'annessione non sussisterebbe, semmai si tratterebbe di lotta di liberazione contro naturalmente, e siamo al terzo punto dello scritto di Lenin, gli interessi del capitale, ovvero gli occidentali presenti sul territorio come forza, in teoria, pacificatrice, ma praticamente come esercito di occupazione dedito a una colonizzazione neoimperialista avvallata dalle Nazioni Unite.

Naturalmente il paragone è stiracchiato e trova il tempo che trova, non credendo affatto che Cento avesse in mente nessuno scritto di Lenin in particolare o qualsiasi riferimente "alto". Però è innegabile il fatto come oggi, in una certa sinistra, la tentazione di dividere le guerre in due, mai esplicitamente s'intende, o, meglio, di pensare che le guerre si possano osservare da due lati uno negativo, solitamente connesso con l'occidente, come sintomo di una volontà imperialistica ed egemona e uno positivo, legato al terzomondismo, come resistenza o ribellione a un'oppressione che spesso tale non è, è assolutamente presente.

Si nota, nel pacifismo nostrano, una condanna a parole di tutte le guerre, di qualunque matrice essa siano, ma, furbescamente, pensando di non essere visto, come un bambino che crede di averla fatta franca al proprio genitore che non lo rimprovera per il gesto improbo che ha commesso a causa di una, tutta nostrana, propensione al perdono troppo accentuata in coloro che dovrebbero essere deputati al "controllo", la quale ha la sola capacità di creare un atteggiamento doppiamente sbagliato, ancora più grave del gesto meritevole di rimprovero e altamente diseducativo, il pacifismo nostrano strizza l'occhio, sottobanco, a coloro che giudica "combattenti per la libertà", cercando, e/o credendo, di non essere visto dagli altri, rendendo questa sua ambiguità e ambivalenza, credo, un vanto sotterraneo e segreto di coloro che la praticano ma che, in realtà, negli uomini con un pò di attenzione e con un qualche pensiero libero che ruzzola ancora nella testa, i quali si sono accorti di questo puerile giochino, non può che indurre sbigottimento e sdegno di fronte a tale squallido e imbecille atteggiamento.

Ritornando alla domanda originaria, scaturita dalla visione di "Masculin, Feminin" di Godard (che non è neanche uno dei suoi film del "periodo maoista"), non posso certo dire che Paolo Cento sia un comunista o abbia mai creduto nella lotta di classe e nella guerra del proletariato visto il suo impegno politico giovanile nei cattolici e nell'Agesci ma certamente, da qualche anno a questa parte, i Verdi hanno assunto tutte le connotazioni più "estreme" della sinistra radicale (meglio definirla comunista, come bene ha fatto notare Marco Cappato, visto che i radicali in Italia sono altri e hanno ben altro pensiero riguardo questi temi) e si sono fatti attecchire, come una pianta, dalle sue idee, che si potrebbero appellare "populiste", tanto da non riuscire ad anteporre quasi più alcuna differenza fra i tre partiti di quel settore laterale dell'emiciclo parlamentare che non sia soltanto denominativa e oculistica, riferita al colore del simbolo sulla scheda elettorale. Per questo trovo giusto far rientrare il pacifismo di Cento all'interno della visione marcista su cui ragione la domanda iniziale:

Come è possibile che qualcuno che abbia professato o professi la lotta di classe e la guerra del proletariato si possa dichiarare pacifista?

Se qualcuno può darmi una risposta esaustiva si faccia avanti.

PS: la spiegazione più logica forse è un altra. I boyscout (l'Agesci - N.d.R.) fanno male.

Se non ci fosse Piroso...

... a ricordarci che quando trattiamo di Papa e, soprattutto, Vaticano ci riferiamo a, giornalisticamente parlando, ESTERI.


Nota: per chi non lo sapesse, Antonello Piroso è il direttore del TGLA7. A mio parere, attualmente, il miglior giornalista d'informazione di questo paese. Forse, a volte, si intestardisce un pò troppo con certe copertine "lavacoscienze occidentali" ma, come si suol dire in questi casi, nessuno è perfetto e ognuno ha i suoi difettucci.

Klaxons, Nuovo Estragon, Bologna, 10/03/07

Quando vai a vedere un gruppo che ha al suo attivo un solo album (e che album!) non puoi meravigliarti se non suonano più di 45 minuti. Per questo i fischi finali da parte di qualcuno che si aspettava il classico encore, per dirla all'italiana "il bis", sono del tutto ingiustificati, anche perché i quattro (sì, si è palesato finalmente anche il segretissimo e amanta smaniato della sua privacy batterista che, però, non sono riuscito a fotografare da quanto era intanato nel retro del palco) ragazzi inglesi suonano tutto il repertorio a loro disposizione l'LP "Myths of the near future" e l'EP "Xan Valleys" in strabilianti 45 minuti di puro divertimento, di buona musica, di gente che saltella su e giù, che tenta il pogo ma ci riesce con scarsi risultato e con vestiti di gusto alquanto rivedibile.
Perché i Klaxon sono l'emblema degli "sfattoni glitterati" (qui detengo il ©opyright), una fusione della scena alternative-punk con il glam d'annata. E il pubblico li rispecchia a pieno vista la presenza di molta scena gay-bisex-lesbo nostrana (c'era uno identico a Gael Garcia Bernal in La Mala Education" di Almodovar, cazzo uguale solo più magro) adornata di un look sfattone ma ricercato e impreziosito da innesti glitter, brillantini, trucco spinto, eyeliner e neon portatili appesi al collo (tra l'altro fichissimi, chissà dove gli han presi...). Sembrava di stare a un rave o, meglio, sembrava di stare a quello che dovrebbe essere un rave nell'immaginario di chi non è mai stato a uno, ovvero il sottoscritto. I più interessanti della serata: uno identico a Gael Garcia Bernal in "La Mala Education" di Almodovar, cazzo uguale solo più magro; tre ragazze anglofone, formose nei punti giuste, un pò rotondette ma non troppo, capelli corvini e ubriache fradice che, vestite di un abito nero, attillato, scollato sul davanti, senza maniche, che arrivava a metà coscia e dalle gambe ricoperte di bruttissime calze in nylon che ognuna di loro portava di un colore diverso (bianco, rosso e blu), giravano per il locale attaccando il pezzone a chiunque in attesa che il concerto iniziasse, capelli neri; una coppia di amici, ventenni o giù di lì, lui alto due metri, secco, con il pizzetto, una faccia simpatica e leggermente allungata, indosso una felpa con cappuccio e jeans di una taglia più grossa, lei, alta meno di un metro e sessanta, traccagnotta ma non grassa, biondina, faccia tonda, maglietta a maniche corte che accentua il seno e i jeans che denotano un culo un pò largo per l'altezza minuta, che passano tutta la sera a parlare tra di loro e, infine, un gruppetto di quattro ragazze che sembrava uscito dalla mia sceneggiatura, ovviamente, rinominate subito Diamond Dogs.
Una parola per il gruppo di supporto "The Mojomatics" (sito), di Venezia, come mi ha detto dopo il concerto il batterista, duo composto da chitarra/voce + batteria. Potrebbero essere i The Kinks del nuovo millennio, per come si vestono (andatevi a vedere la copertina del primo album del gruppo di Ray Davies) e per lo stile di alcune loro canzoni. Peccato siano nati nel paese sbagliato. Comunque ho coprato il loro cd. Ho letto che aprono anche Arctic Monkeys a Milano il 19. Concerto Sold-Out, porca minchiazza. Avrei avuto da studiare, comunque... Rrrrrrrrghhhh!!!!!

La morale è: le scelte sbagliate si pagano.


Nella foto: un gran numero 9 e un fenomeno. Sopraffine caratteristiche ad appannaggio, una volta, di...


... questo signore che in nostro onore, oggi, portava, scritta sulla maglia scolorita in lavatrice, la nostra veneranda età. (O i suoi chili, non so! - Comunque bel gol. Peccato averne fatti due...)

PS: Ibraimovich si vede che è di scuola Rubentus. Gli deve aver insegnato tutto Nedved: prima fai finta di stare male poi, quando gli altri ti danno per morto e non ti marcano, ti rialzi e la piazzi dentro.

Dissento su ogni singola parola.

“Sedici anni alla guida della Cei rappresentano un fatto senza precedenti e, al tempo stesso, testimoniano l’ottimo lavoro portato avanti al servizio della Santa Sede.
Il Cardinale Ruini ha sempre dimostrato una particolare attenzione per la società, una viva intelligenza ed un’esperienza impareggiabile rimarrà vicario del Papa a Roma e questo testimonia ulteriormente la continuità e l’apprezzamento per il lavoro svolto dal cardinal Ruini.
Ricordo l’emozione con la quale entrò in S.Giorgio nel 2004, in occasione del 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale: un’emozione figlia della sua grande umanità e dell’attaccamento alle sue radici e ad una terra che l’ha sempre considerato con orgoglio come il suo rappresentante più degno e più importante”

Graziano Pattuzzi
(Sindaco di Sassuolo)

E' vomitevole quanto il cattolicesimo filo-vaticanense ammorbi quel piccolo paese.

PS: Intanto l'interessato ringrazia sentitamente.


PS#2: Il rappresentante più degno e importante? Tra Ruini e Nek, il secondo tutta la vita!

Acquistoni!

Gocce d'acqua.


... perché questo, a quanto sembra fino ad ora, appare come l'anno dell'anger, almeno nella musica.

O così sembrano confermare i rispettivi primi singoli dei nuovi album di Arctic Monkeys e Black Rebel Motorcycle Club.

La band di Sheffield, dopo poco più di anno dalla release del singolo d'esordio, sforna già la
leading track del secondo, attesissimo cd. E lo fa non abbandonando certamente il proprio distintivo modo di suonare ma, fortunatamente, lo evolve verso sonorità più cattive. In Brianstorm, appunto, bassi e chitarre suonano qualche ottava più giù, la batteria virtuosamente batte il tempo con veemenza, ricordando in alcuni frangenti pedalate in stile Power Metal, e si nota l'apparizione di tastiere che creano la giusta atmosfera nel background della canzone. Io dico la mia ma mi pare che The Horrors l'anno scorso hanno influenzato un pò di gente in the U.K.
Il singolo suona bene, carica, fa muovere, tutto quello che ci si aspetta dagli Arctic Monkeys anche con sonorità più dure.

I Black Rebel Motorcycle Club invece sfornano Weapon Of Choice, un puro pezzo rock.
Di quel rock genuino, con il suo heritage nel classic-rock che tanto manca alle maggioranza delle band di oltreoceano che dichiarano di suonare quel genere musicale. La canzone parte con una chitarra acustica che suona un catchy-rythm, molto Johnny Cash, che ti conquista immediatamente e per venire subito affiancata, e risucchiata nel mix, dalla chitarra elettrica, il basso e la batteria in un groviglio di suoni di una potenza sconvolgente che ricorda i primi due album della band, miglia e miglia distante dal terzo acustico, e pur bellissimo, Howl. Finalmente un pezzo rock degno di questo nome. D'altra parte c'era d'aspettarselo dai Black Rebel Motorcycle Club.

Quest'anno per la musica è sempre più come il 1997. Spettacolare. D'altronde ogni dieci anni ce lo possiamo meritare.

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