Maldigola.

La verità è che è vecchio. La verità è che dovrebbe starsene a letto con le babbucce, il pigiama di flanella, il cuscino sullo stomaco, il cappello di lana in testa e il termometro in bocca.

Invece fa lo young e se ne va' in giro per Bologna alla ricerca dei testi (perduti) per la tesi. Poi gli viene il maldigola, senza pensare che da lì a qualche giorno avrà un esame. 

Bello, lui, il giovane, con il suo maglioncino a righe orizzontali nero-verdognole e i jeans che gli rasentano il culo, muoversi, agile, quasi sbarazzino, tra i portici della Dotta, da una biblioteca all'altra, alla ricerca del tempo perduto, con l'eterea speranza di un futuro radioso, lì con lui, come amante. 

Quattro anni, buoni, sono stati buttati. Lo sa, ne è conscio, ma finge che non gliene freghi più di tanto. Perché, lui, il giovane, che poi in realtà è un vecchio che si pensa giovane, cerca di barare con il tempo, di sottrarsi a lui, come se quel due e quel sette, uno di seguito all'altro alla voce "Età" sulla carta di identità, non fossero reali. 

Si dice: "Sticazzì, sempre meglio il due prima del sette e non il contrario". Ma il sette non è uno zero. Il prossimo tondo che lui rivedrà sarà preceduto da un tre. E forse, per quel momento, gli toccherà mettere la testa a posto, trovarsi un lavoro con cui campare, perpetuare il suo corredo genetico e scovare un modo per bissare la veneranda età di suo bisnonno, Cavaliere di Vittorio Veneto.

La verità è che il suo tempo è quasi passato. La verità è che lui è stato il figlio del cambiamento. Se ne è sempre sempre reso conto e, per questo, è sempre stato incapace di reclamare un momento nella Storia per sé, di farlo suo, di sentirsene il padrone, per lui e la sua generazione, nell'attesa che le promesse del futuro si realizzassero. Nessuna certezza, ahinoi, nessuna certezza.

Il maldigola è qui per ricordarglielo. Memento. Il tempo non lo puoi fregare. Eppure, questo maldigola, a lui, piace.

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