30 e lode.
martedì 30 gennaio 2007 by VAN
Ultimamente sono stato molto occupato tra ninfette, libri bruciati dai pompieri e brutali lavoratori polacchi che maltrattano le sorelle delle loro mogli. Visto il nobile intento di portare a termine, per la fine del 2008, inizio 2009, il progetto di guadagnarsi (anche) una laurea al Dams di Bologna, sono stato impossibilitato di riportare in precedenza quanto segue.
Nell'ultimo mese si è ascoltato parecchio cose nuove, altre ancora inedite, insomma un sacco di album: Air, Bloc Party, The Good The Bad & The Queen, Klaxon, The View. Più qualche altra novità aspetta già di essere caricata sul mio stracarico iPod: Carla Bruni, LCD Soundsystem, Norah Jones.
Il nuovo disco di Air s'intitola Pocket Symphony. Prodotto da Nigel Godrich, già produttore di Radiohead e dell'album solista di Thom Yorke, il cd è in maggioranza composto da diversi pezzi solo musicali, privi di voci, e si avvale, nei brani cantati di importanti collaborazioni tra cui quella di Jarvis Cocker in One Hell Of A Party. L'humor del disco è abbastanza scuro, sicuramente più dark dei lavori precedenti del duo francese. Lo stile è riconoscibile, l'ascolta passa tranquillo, senza troppi sussulti, un'ottima musica da sottofondo, forse un pò troppo triste, utile per le giornate con il mood down. Non il loro capolavoro, forse, ma un buon disco a mio parere.
A Weekend In The City è il secondo, atteso, non c'è che dire, disco di Bloc Party dopo il superbo esordio di due anni fa. L'album è apparso su internet da un sacco di tempo e questo provoca un dubbio, di quelli forti, ovvero che la copia che giri online sia un premix di tutto il lavoro. La qualità audio non è proprio eccezionale ad ascolare con orecchio attento ma nonostante questo il disco scorre piacevole, ricalcando un pò gli stilemi e le sonorità del precedente, sebbene si possa denotare una presenza minore di pezzi ballabili o facilmente orecchiabili al primo ascolto (non che Silent Alarm ne fosse troppo dotato comunque). Delusione? Non direi ma mi aspettavo qualcosa di differente, un pò più distaccato dal passato sebbene, come dichiarato da Okereke, molte canzoni risalgono ad ancora prima la release dell'esordio. Comprensibile il genere di disco che ne sia venuto fuori (sempre che il mix finale sia questo).
E' incredibile come Damon Albarn riesca a far luccicare tutto quello che tocca o quasi. Questo The Good, The Bad & The Queen si candida ad essere uno dei dischi dell'anno. Come avevo già scritto il gruppo è formato da Albarn (Voce e Piano), Simon Thong (The Verve, Chitarra), Tony Allen (Fela Kuti, Batteria) e Paul Simonon (Clash, Basso). Albarn ci porta in un'Inghilterra molto diversa da quella gioiosa e ridanciana del 1994 raccontata in Parklife (blur). Tredici anni dopo, dopo l'era blairiana, sembra di essere capitati nel Kingdom of Doom, titolo del secondo bellissimo singolo estratto da questo LP. Albarn racconta una nazione caduta nel baratro, scure melodiche armonie si rincorrono nel disco che esplora e amalgama diversi generi musicali rivitalizzandoli e creando sonorità indescrivibili con le parole. La produzione di Dounger Mouse l'avvicina molto al secondo disco di Gorillaz, ma qui, due anni dopo, siamo un passo in avanti nell'evoluzione artistica di uno che ha orecchio per il mondo che lo circonda e ha la fortuna di collaborare con le persone tra le migliori che si possano trovare sulla scena musicale. Se fosse un film sarebbe 2001: Odissea nello Spazio che, come noto, o si ama o si odia.
Come mi aspettavo Myths Of The Near Future di Klaxon è un disco stupendo. Per certi versi si può collegare con quanto detto per TGTB&TQ, il quartetto londinese infatti ci racconta un vicino futuro dove le sonorità sono caotiche, sparate ad alto volume, piene di backingvocals, strabordanti (come la bellissima chitarra scordata che suona il motivo su Gravity's Rainbow), per certi versi barocche. Il disco ha questo Noise Sound che non lascia nulla al caso, tipico del punk più scrauso, chitarre stuprate con sadica meticolosità, batteria che suona i tempi giusti, linee di basso indiavolate, doppie voci per quasi l'intero lp, tastiere che creano un suono dall'elettronico al gotico, un'apocalisse sonora che ha la sua conclusione nella canzone, forse simbolo di questo impressionante lavoro produttivo che è stato svolto assieme a James Ford, Four Horseman of 2012. La traccia nascosta alla fine del cd, un insieme sconnesso di suoni e rumori che compongono una sinistra melodia che si rivela dopo quasi venti minuti di silenzio, appare come un segnale lanciato dai pochi sopravvissuti all'apocalisse del mondo futuro a cui abbiamo assistito. Ciò che è ancora più interessante in questo album è poterlo confrontare con i singoli e gli ep rilasciati precedentemente dove si trovano le stesse canzoni, ma non elaborate, permettendo così di apprezzare ancora maggiormente il lavoro di maturazione sopraffina svolto da questo gruppo. Naturalmente a Marzo si vanno vedere all'Estragon.
The View con il loro primo album, Hats Off The Buskers, hanno appena raggiunto la vetta della UK Album Chart questa settimana, battendo TGTB&TQ, posizionatesi al secondo posto. Comprensibilissimo perché questi ragazzi scozzesi sfornano un disco dalle sonorità tanto brit-pop-rock anni '90 che è davvero un piacere ascoltarlo. Hats Off The Buskers potrebbe essere datato 1995 tranquillissimamente. Questo dovrebbe essere un aspetto negativo a detta di molti, invece, risulta essere proprio il lato più piacevole del disco anche perché comunque risente di tutto ciò che si è sentito nei dodici anni seguenti (soprattutto da parte di Pete Doherty e Carl Barat e i loro The Libertines, a dimostrazione di ciò il fatto che il gruppo abbia fatto da supporto per Babyshambles in diverse date in giro per l'UK). Un bel disco ballabile e divertente, in definitiva ciò che si chiede a un buon lp. Ottimo debutto. Da vedere appena approderanno ai nostri lidi.
Intanto Giovedì The Fratellis sono attesi a Milano al Rolling Stone! Primo concerto dell'anno. Si inizia di nuovo.
Nell'ultimo mese si è ascoltato parecchio cose nuove, altre ancora inedite, insomma un sacco di album: Air, Bloc Party, The Good The Bad & The Queen, Klaxon, The View. Più qualche altra novità aspetta già di essere caricata sul mio stracarico iPod: Carla Bruni, LCD Soundsystem, Norah Jones.
Il nuovo disco di Air s'intitola Pocket Symphony. Prodotto da Nigel Godrich, già produttore di Radiohead e dell'album solista di Thom Yorke, il cd è in maggioranza composto da diversi pezzi solo musicali, privi di voci, e si avvale, nei brani cantati di importanti collaborazioni tra cui quella di Jarvis Cocker in One Hell Of A Party. L'humor del disco è abbastanza scuro, sicuramente più dark dei lavori precedenti del duo francese. Lo stile è riconoscibile, l'ascolta passa tranquillo, senza troppi sussulti, un'ottima musica da sottofondo, forse un pò troppo triste, utile per le giornate con il mood down. Non il loro capolavoro, forse, ma un buon disco a mio parere.
A Weekend In The City è il secondo, atteso, non c'è che dire, disco di Bloc Party dopo il superbo esordio di due anni fa. L'album è apparso su internet da un sacco di tempo e questo provoca un dubbio, di quelli forti, ovvero che la copia che giri online sia un premix di tutto il lavoro. La qualità audio non è proprio eccezionale ad ascolare con orecchio attento ma nonostante questo il disco scorre piacevole, ricalcando un pò gli stilemi e le sonorità del precedente, sebbene si possa denotare una presenza minore di pezzi ballabili o facilmente orecchiabili al primo ascolto (non che Silent Alarm ne fosse troppo dotato comunque). Delusione? Non direi ma mi aspettavo qualcosa di differente, un pò più distaccato dal passato sebbene, come dichiarato da Okereke, molte canzoni risalgono ad ancora prima la release dell'esordio. Comprensibile il genere di disco che ne sia venuto fuori (sempre che il mix finale sia questo).
E' incredibile come Damon Albarn riesca a far luccicare tutto quello che tocca o quasi. Questo The Good, The Bad & The Queen si candida ad essere uno dei dischi dell'anno. Come avevo già scritto il gruppo è formato da Albarn (Voce e Piano), Simon Thong (The Verve, Chitarra), Tony Allen (Fela Kuti, Batteria) e Paul Simonon (Clash, Basso). Albarn ci porta in un'Inghilterra molto diversa da quella gioiosa e ridanciana del 1994 raccontata in Parklife (blur). Tredici anni dopo, dopo l'era blairiana, sembra di essere capitati nel Kingdom of Doom, titolo del secondo bellissimo singolo estratto da questo LP. Albarn racconta una nazione caduta nel baratro, scure melodiche armonie si rincorrono nel disco che esplora e amalgama diversi generi musicali rivitalizzandoli e creando sonorità indescrivibili con le parole. La produzione di Dounger Mouse l'avvicina molto al secondo disco di Gorillaz, ma qui, due anni dopo, siamo un passo in avanti nell'evoluzione artistica di uno che ha orecchio per il mondo che lo circonda e ha la fortuna di collaborare con le persone tra le migliori che si possano trovare sulla scena musicale. Se fosse un film sarebbe 2001: Odissea nello Spazio che, come noto, o si ama o si odia.
Come mi aspettavo Myths Of The Near Future di Klaxon è un disco stupendo. Per certi versi si può collegare con quanto detto per TGTB&TQ, il quartetto londinese infatti ci racconta un vicino futuro dove le sonorità sono caotiche, sparate ad alto volume, piene di backingvocals, strabordanti (come la bellissima chitarra scordata che suona il motivo su Gravity's Rainbow), per certi versi barocche. Il disco ha questo Noise Sound che non lascia nulla al caso, tipico del punk più scrauso, chitarre stuprate con sadica meticolosità, batteria che suona i tempi giusti, linee di basso indiavolate, doppie voci per quasi l'intero lp, tastiere che creano un suono dall'elettronico al gotico, un'apocalisse sonora che ha la sua conclusione nella canzone, forse simbolo di questo impressionante lavoro produttivo che è stato svolto assieme a James Ford, Four Horseman of 2012. La traccia nascosta alla fine del cd, un insieme sconnesso di suoni e rumori che compongono una sinistra melodia che si rivela dopo quasi venti minuti di silenzio, appare come un segnale lanciato dai pochi sopravvissuti all'apocalisse del mondo futuro a cui abbiamo assistito. Ciò che è ancora più interessante in questo album è poterlo confrontare con i singoli e gli ep rilasciati precedentemente dove si trovano le stesse canzoni, ma non elaborate, permettendo così di apprezzare ancora maggiormente il lavoro di maturazione sopraffina svolto da questo gruppo. Naturalmente a Marzo si vanno vedere all'Estragon.
The View con il loro primo album, Hats Off The Buskers, hanno appena raggiunto la vetta della UK Album Chart questa settimana, battendo TGTB&TQ, posizionatesi al secondo posto. Comprensibilissimo perché questi ragazzi scozzesi sfornano un disco dalle sonorità tanto brit-pop-rock anni '90 che è davvero un piacere ascoltarlo. Hats Off The Buskers potrebbe essere datato 1995 tranquillissimamente. Questo dovrebbe essere un aspetto negativo a detta di molti, invece, risulta essere proprio il lato più piacevole del disco anche perché comunque risente di tutto ciò che si è sentito nei dodici anni seguenti (soprattutto da parte di Pete Doherty e Carl Barat e i loro The Libertines, a dimostrazione di ciò il fatto che il gruppo abbia fatto da supporto per Babyshambles in diverse date in giro per l'UK). Un bel disco ballabile e divertente, in definitiva ciò che si chiede a un buon lp. Ottimo debutto. Da vedere appena approderanno ai nostri lidi.
Intanto Giovedì The Fratellis sono attesi a Milano al Rolling Stone! Primo concerto dell'anno. Si inizia di nuovo.
Il nuovo cd di Norah è bellissimo sopratutto la 7 e la 13.In quanto a Carla Bruni preferisco il cd del 2002 molto francese e molto romantico!
Ciao Ciao