Rettangolo.

Non credo di avere un'intelligenza sopraffina. Non lo credo proprio, ma mi accorgo immediatamente quando le persone non ragionano. Sono pieno di difetti ma chi non lo è d'altronde? L'uomo (o la donna) perfetto ho ancora da trovarlo. Se esiste, per favore, mostratemelo. Eppure nonostante questi miei difetti, la mia incapacità a comunicare con le persone - perché non sono un grande comunicatore, a parole, no - la mia arroganza, la mia continua dedizione nel voler apparire l'unico martire di questo mondo e la mia testardaggine, nonostante tutti questi (e molti altri) difetti non mi reputo una persona stupida. Coglione sì. Stronzo sì. Bastardo sì. Ma stupido no. Cioè, so cosa faccio, perché lo faccio e so anche quando, debitamente, commetto errori. Perché lo faccio? Non perché sono stupido, ma perché sono arrogante e pieno di me. Quindi, dipingetemi come vi pare ma non bollatemi come stupido, perché è quanto di più lontano da me che ci possa essere. E poiché non lo sono, mi accorgo di quanto le altre persone, non tutte ovviamente, lo siano. Non voglio qui affermare (nonostante la mia arroganza potrebbe portarmi a farlo) che io sia meglio di loro, se si analizzano i miei comportamenti, una logica matematica rimarrebbe altamente basita di fronte alle mie incomprensibili e cervellotiche azioni, definendole prive di un ratio, eppure vi posso giurare che non è così. Tutto ciò che faccio ha una logica, una sua logica, che casomai è istintiva nella stragrande maggioranza delle volte ma che a mente fredda, se analizzata con cura, rispecchia certe miei processi cognitivi. Io attuo un pensiero, il mio pensiero, partendo dal presupposto che niente sia certo, da ciò, per mezzo dell'osservazione empirica e delle conoscenze di terze persone molto più acute e rivoluzionarie che mi hanno preceduto, tento di capire, non sempre riuscendovi, ciò che mi circonda, il mondo se volete chiamarlo così. Anzi, Il Mondo. Ultimamente, ne sono sempre più convinto, noto come le persone non, usiamo una metafora, "facciano funzionare i loro ingranaggi". Capisco che sia più facile partire da dei presupposti già rivelati da qualcun'altro e fermarsì lì, all'inizio, senza porsi il problema della verifica del contenuto ma accettarlo così com'è. Probabilmente a una parte di me piacerebbe fermarsi lì sulla soglia, ma non ci riesco. Eppure noto con dispiacere che ciò pare sia diventato un'opzione piuttosto comune, molto comune. Sicuramente - il probabilmente è del tutto fuoriluogo come incipit di questo periodo - è sempre stato in questo modo. Probabilmente oggi andiamo addirittura meglio che una volta. Eppure non lo giudico abbastanza. Forse non lo sarà mai. Abbastanza, dico. Non è l'argomento oggetto implicito di questo discorso ma, per esempio, della Guerra in Georgia non ho ancora un punto di vista, sto cercando di capire chi ha ragione e chi torto - sempre che siano due qualità attribuibili durante un conflitto - ma adesso non riuscirei a schierarmi, mi appare ancora tutto così nuboloso. Certo, non stimo molto i Russi ma su questo tema non so a chi abbia torto, almeno per ora. Tra menefreghisti e opinion leaders sono tutti lì a sputare sanzioni, ma non è così chiara la situazione. Eppure partendo da certi presupposti e non mettendoli mai in discussione, ecco che si può essere subito pronti a sparare - termine azzeccato - sentenze. Vi è una carenza di pensiero, di ragionamento. Così vince la stupidità e i comportamenti assumono l'aggettivo di, appunto, stupidi. E' possibile compiere azioni stupide dopo un serio e lungo ragionamento? Non credo, casomai azioni sbagliate, delle quali rimpiangerai di averle portate a termine ma che non si possono definire stupide, perché probabilmente non solo ne è valsa la pena lì per lì ma non potevano non essere fatte. Ci sono cose che si è obbligati a portare a compimento. E spesso non sono gli altri che coercitivamente ci obbligano, siamo noi che facciamo altrettanto con noi stessi. Ciò che più importa è provare a non fare del male alle persone, almeno di provare a farlo nella maniera più lieve possibile. Lo so appare un discorso senza capo né coda. Ma un senso ce l'ha. L'importante è provare a pensare di scovarlo.

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