Centro Sperimentale di Burocrazia.

Ieri, un baldo e giuovine sceneggiatore si alzava alle cinque della mattina per recarsi a Roma dalla natia terra oltre Pò con l’unico ed epico scopo di consegnare la sua amata sceneggiatura nelle mani del noto produttore straniero che, quello stesso giorno, due ore dopo il mezzogiorno, avrebbe tenuto una lezione nella sua, ancora per poco, scuola. Dopo una notte insonne, dovuta ai numerosi impegni che lo assillano in questo ultimo periodo e che la sera prima lo avevano fatto coricare molto tardi, si metteva sulla strada al fianco dal fido, nonché motorizzato, direttore della fotografia, sfidando camionisti senza cervella e il divino Morfeo sempre in agguato. Dopo poco meno di cinque ore, il giuovine varcava indenne la soglia di quella squadrata costruzione fascista, senza sapere cosa il destino gli avesse riservato.
Previdentemente si era portato una copia del suo preziosissimo scritto da casa, ben sapendo che la stampante di scuola, come spesso accade, avrebbe potuto essere guasta, riservandosi però l'onere della rilegatura al suo arrivo. Non l'avesse mai fatto!
Sfortunatamente la signora centralinista, l’unica addetta, tra più di centocinquanta dipendenti, alla consegna ufficiale della listella nera, il foglio di cartoncino spesso modello A4 e il gemello traslucido, essenziali per l’ardua impresa di rilegatura, aveva mandato un certificato medico che attestava la sua indisponibilità a prestare servizio per l’intera giornata. Tutto ciò aveva provocato l’inavvicinabilità dell’ufficio e delle tre tanto agognate componenti. Lo sceneggiatore già percepiva che ci sarebbe stato da sudare ma, senza perdersi d'animo, affacciandosi alla porta attigua, chiese gentilmente ai due addetti al protocollo, sebbene, in realtà, tale professione appaia un hobby in confronto al vero lavoro di accaniti tifosi giallorossi, chi potesse avere la chiave della stanza. I due biascicarono un semplice: "le guardie". Percorsi quel centinaio di metri abbondanti fino alla guardiola, la più anziana di tutte, un panciuto signore con i baffoni e i capelli bianchi gli comunicava, solo dopo essersi accertato delle generalità del baldo giuovine, con tono militaresco che per avere accesso al suddetto luogo doveva essere in possesso di una richiesta da parte di un dipendente della fondazione. Dopo essersi fatto ripetere l’ordine per essere certo di non incorrere in errori lo sceneggiatore trotterellava nuovamente verso il cortile interno dove incontrò quell’enorme massa da gigante dell’Uomo Ragno. Nella sua mente balenava il dubbio: “mi rivolgo alla gentile e ammirevole pulzella addetta alle relazioni con gli allievi o chiedo a Spider-Man ricoprendo lui la carica di segretario degli stessi?” Per comodità scelse la seconda ma, di nuovo sfortunatamente, si rivelò essere sbagliata. La sdegnata risposta alla domanda del ragazzo che riferiva la richiesta della guardia fu decisa e alterata perché non si trattava, lui, di un dipendente del settore amministrativo bensì del settore didattico e, quindi, lui, non poteva entrare in ambiti per i quali non era stato addestrato o interpretare ruoli per i quali, da contratto, non poteva ricoprire. Il nostro eroe doveva rivolgersi altrove, a coloro che ricoprivano quelle cariche. Sì, ma chi? “Vai al protocollo”.
Sebbene non più serenissimo d’animo il giuovane si recava nuovamente dai due hobbysti protocollari i quali vedendo arrivare ma, soprattutto, udendo la sua richiesta, serrarono i ranghi, chiusero la difesa e attuarono la trappola del fuorgioco: “che semo matti? Te autorizziamo noi? Ce vò l’autorizzazione del direttore dell’amministrazione”.
Fantozziani ricordi gli scorrevano per la mente mentre bussava timidamente alla porta di codesta carica istituzionale scolastica di primissimo piano. Un tocchettio sommesso rimbombava nella stanza ignota, oltre quella divisoria di legno. Una, due volte senza però ricevere risposta alcuna. Anche quella porta, come la prima che aveva cercato di aprire, era chiusa e l’ufficio, all’alba delle undici del mattino, vuoto!
E adesso? Che fare? Il baldo necessitava di quello scritto rilegato entro le due. Se tutte le vie ufficiali erano ustruite come poteva trovare la soluzione. “La gentile e ammirevole pulzella addetta alle relazioni con gli allievi!”, pensò. Ma, per la terza volta, sfortunatamente, capitava ciò che non doveva accadere: la dolce dea era assente, probabilmente in ferie.
Ormai sopraffatto, con le ultime forze che gli rimanevano e mosso dalla disperazione, chiedeva all’enorme mostro adiposo della segreteria allievi se lei fosse munita dei magici artefatti ma un orribile grugnito lo cacciò in men che non si dica. Bussava alla porta seguente dove, l’allampanato e secco trentenne dall’aria perennemente svampita e, a detta di tutti, ex pretendente della gentile e ammirevole pulzella addetta alle relazioni con gli allievi che aveva ricevuto un due di picche, gli rivelava che la sua ex fiamma dovesse nascondere ciò che cercava nell’ufficio chiuso e di chiedere al mostro adiposo la chiave per aprire.
Nonostante i lamenti e la messa in chiaro che il gesto che si accingeva a fare non rientrava nelle sue mansioni ed era illegale, la fiera rotonda apriva la porta e, dopo fruttuose ricerche, la preziosissima listella nera, il più pregiato dei potenti manufatti, era nelle mani del giovane! Rinfrancato nel cuore e nell’animo si dirigeva versò l’ala opposta del chiostro interno dove passando in rassegna tutte le porte vide tre dipendenti, intenti a parlare tra di loro, che ponevano attenzione tutti allo stesso schermo. Sfidando la loro santa pazienza ed esplicitando preventivamente che sarebbe stata una domanda stupida, poneva loro quesito se fossero in possesso degli altri due tesori. Inspiegabilmente il più anziano dei tre si alzò e, con fare leggiadro, aprendo un armadio, gli pose non solo il cartoncino spesso modello A4, di colore rosso, ma anche il gemello traslucido! Come lo sceneggiatore ebbe modo di rivelargli, gli aveva salvato la vita.
L’opera era ormai completa, la sceneggiatura rilegata. In soli cinquanta minuti era riuscito a venire a capo di un rompicapo insolubile ai più. Si sentiva fiero di sé e neppure la stanchezza per le parche ore di sonno riusciva ad affossarlo in quel momento.
Il produttore venne, parlò per quasi due ore e quando, dopo la lezione, si fermò a chiacchierare con i pochi studenti rimasti, il nostro eroe gli chiese se avrebbe potuto lasciarli la sua sceneggiatura. Lo straniero, tirando la sua sigaretta, gli rispose: “spediscimela via mail”.
Quando si toccano questi picchi d’assurdità è piacevole fare le cose per niente.

PS: post N°200.

2 commenti:

    On 10/6/06 19:35 Anonimo ha detto...

    Dopo le tragicomiche, aspettiamo fiduciosi!

    On 18/6/06 18:18 Anonimo ha detto...

    sei uno svantaggiato molto eroico.
    ricordami di mandarti una mail, ché ho finito di leggere da un po' e mi scordo sempre

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