Ammainiamo le bandiere (e i miti).
martedì 11 aprile 2006 by VAN
Il risultato elettorale mi ha ancor di più inculcato l'idea che siamo un paese in guerra civile. Non con le armi, s'intende, ma ideologica. Le urne ci hanno dato un'Italia che crede in Berlusconi e un'altra Italia, completamente speculare, che lo odia con tutto il cuore. Sembra che l'abbia spuntata la seconda per una manciata di voti e per un'assurda legge elettorale che ha colpito come una punizione divina i suoi creatori. La famosa "porcata" di Calderoli. Ora, se qualcuno nella maggioranza dell'ultima legislatura vuole trovare un capro espiatorio sanno con chi prendersela, più naturalmente Tremaglia, colui che ha sempre spinto per il voto agli italiani all'estero, cosa di cui io sono estremamente contrario - e votando dall'altra parte dovrei esserne contento visto l'esito.
Ma non riesco ad essere contento. Non ci riesco. Anche perché la vittoria non è una vittoria. Nel pugilato si sarebbe andati ai punti e lo scarto sarebbe stato solo di un misero punticino. Poi c'è chi dice che conta solo vincere, come nel calcio, ma sinceramente a me un può di buon gioco non fa mai schifo. Qui, se ne è visto poco.
Comunque, dicevo, siamo in guerra civile. Dobbiamo ringraziare Dio di non essere nell'Ottocento, non possedere troppe armi come gli americani ed essere cattolici (voi, non io) sennò qui si era già a spararsi l'un l'altro. Come ha detto Sergio Giovedì scorso: in Italia si è sempre risolto tutto con una guerra civile, è un evento ciclico. Credo abbia ragione. Fortunatamente questa si combatte a parole (spesso, male parole) e sul campo virtuale (la rete, i blog) dove la gente si insulta con tutto l'odio che ha in corpo. I morti non ci sono, fortunatamente, ma gli animi da scontro frontale sì.
Ma la notizia del giorno è l'arresto di Provenzano.
Eccolo:
finalmente vediamo in faccia un mito che è riuscito a gabbare lo Stato per più di quarant'anni.
Con l'arresto del più grande latitante italiano, non rimane ormai che un unico mito incontrastrato. Quest'uomo:
Chissà se sarà ancora in giro con la moto con la quale è fuggito all'intero esercito americano nel bel mezzo di un deserto...
Comunque, dicevo, siamo in guerra civile. Dobbiamo ringraziare Dio di non essere nell'Ottocento, non possedere troppe armi come gli americani ed essere cattolici (voi, non io) sennò qui si era già a spararsi l'un l'altro. Come ha detto Sergio Giovedì scorso: in Italia si è sempre risolto tutto con una guerra civile, è un evento ciclico. Credo abbia ragione. Fortunatamente questa si combatte a parole (spesso, male parole) e sul campo virtuale (la rete, i blog) dove la gente si insulta con tutto l'odio che ha in corpo. I morti non ci sono, fortunatamente, ma gli animi da scontro frontale sì.
Ma la notizia del giorno è l'arresto di Provenzano.
Eccolo:
finalmente vediamo in faccia un mito che è riuscito a gabbare lo Stato per più di quarant'anni.
Con l'arresto del più grande latitante italiano, non rimane ormai che un unico mito incontrastrato. Quest'uomo:
Chissà se sarà ancora in giro con la moto con la quale è fuggito all'intero esercito americano nel bel mezzo di un deserto...
siamo fermi da tanti anni. una guerra non è stasi. per questo non concordo con te.