La morte di un bambino e la facile indignazione.
domenica 2 aprile 2006 by VAN
Rischierò di essere impopolare ma credo che c'è il pericolo che si possa al più presto esagerare. Qui c'è di mezzo l'assassinio di un bambino, è giusto che le reazioni a caldo siano dure, animali, si chiede il sangue degli assassini. Morte ai mostri. "Occhio per occhio, dente per dente" potrebbe dire qualcuno, c'è scritto pure nella Bibbia. Reazioni ragionevolissime, comprensibilissime ma attenzione a non esagerare, a non esasperare gli animi.
A Firenze, in curva Fiesole, è apparso questo striscione:
L'onorevole Alessandrea Mussolini oggi ha dichiarato: "Gli assassini del piccolo Tommaso vanno giustiziati. Subito un referendum per chiedere al popolo italiano la istituzione della pena di morte per chi uccide i bambini".
Luca Romagnoli della Fiamma Tricolore afferma che : "Se nel nostro ordinamento fosse prevista la pena di morte, molta gente ci penserebbe bene prima di infierire sui bambini".
E anche il cattolico Pierferdinando Casini ha detto: "Credo che, se oggi noi tutti non fossimo cristiani, veramente saremmo favorevoli alla pena di morte perchè questa vicenda ha colpito fortemente le coscienze di tutti gli italiani e penso che oggi un applauso debba andare alla memoria di questo bambino".
Attenzione a non prendere queste affermazioni sul serio, attenzione a non considerarle diverse da come sono: delle comprensibili reazioni di rabbia. Io non credo di possedere il DIRITTO di togliere una vita che non sia la mia a nessuno a patto che lui non ne sia consenziente, che lui voglia morire. Non credo che l'eliminazione degli assassini, degli stupratori o di chiunque commetta un crimine grave sia la soluzione. E' troppo semplice e semplicistico, per noi e per loro. E non è in nostro diritto.
Uccidere un omidica come risposta al suo gesto ci abbassa sul suo stesso piano. E io, sullo stesso piano di coloro che si macchiano di tali gesti non ci voglio stare. Quello è un livello indegno per l'essere umano occidentale del XXI secolo.
Il perché questa torbida storia abbia preso la piega che ha adesso è dovuto ai media che l'hanno, al solito, (ab)usata per i loro fini finto-cronachistici. Sento dire che la vita dei bambini non si tocca. E' vero. Ma non solo quella dei bambini. Anche quella degli adolescenti, degli adulti e degli anziani. Perché fare differenza? Inoltre non capisco come mai si debba fare differenza tra il povero Tommy e i tantissimi Tommy che al mondo muoiono per lo stesso motivo, a causa di violenze di altro tipo o solo come conseguenza del nostro occidentale benessere. La risposta è semplice: perché nessun media (di primo piano) ne parla.
Non voglio esimermi da essere tra coloro che accuso. Io sono il primo a non fare nulla per combattere queste ingiustizie, il primo che si rifugia nel suo dorato mondo occidentale, ma non mi piace quando, solo per fare brutta informazione, o vera e propria disinformazione, si gioca su questi temi delicati, difficili, prendendo ad esempio una bruttissima situazione ed esasperando gli animi della gente che si lascia contagiare. Perché ci indignamo solo quando ci fa comodo indignarci? Bisognerebbe rifletterci. Noi tutti. Soprattutto chi ha il compito di fare informazione. Ma, ancora maggiormente, bisognerebbe avere sempre il cervello attaccato e riflettere.
A Firenze, in curva Fiesole, è apparso questo striscione:
L'onorevole Alessandrea Mussolini oggi ha dichiarato: "Gli assassini del piccolo Tommaso vanno giustiziati. Subito un referendum per chiedere al popolo italiano la istituzione della pena di morte per chi uccide i bambini".
Luca Romagnoli della Fiamma Tricolore afferma che : "Se nel nostro ordinamento fosse prevista la pena di morte, molta gente ci penserebbe bene prima di infierire sui bambini".
E anche il cattolico Pierferdinando Casini ha detto: "Credo che, se oggi noi tutti non fossimo cristiani, veramente saremmo favorevoli alla pena di morte perchè questa vicenda ha colpito fortemente le coscienze di tutti gli italiani e penso che oggi un applauso debba andare alla memoria di questo bambino".
Attenzione a non prendere queste affermazioni sul serio, attenzione a non considerarle diverse da come sono: delle comprensibili reazioni di rabbia. Io non credo di possedere il DIRITTO di togliere una vita che non sia la mia a nessuno a patto che lui non ne sia consenziente, che lui voglia morire. Non credo che l'eliminazione degli assassini, degli stupratori o di chiunque commetta un crimine grave sia la soluzione. E' troppo semplice e semplicistico, per noi e per loro. E non è in nostro diritto.
Uccidere un omidica come risposta al suo gesto ci abbassa sul suo stesso piano. E io, sullo stesso piano di coloro che si macchiano di tali gesti non ci voglio stare. Quello è un livello indegno per l'essere umano occidentale del XXI secolo.
Il perché questa torbida storia abbia preso la piega che ha adesso è dovuto ai media che l'hanno, al solito, (ab)usata per i loro fini finto-cronachistici. Sento dire che la vita dei bambini non si tocca. E' vero. Ma non solo quella dei bambini. Anche quella degli adolescenti, degli adulti e degli anziani. Perché fare differenza? Inoltre non capisco come mai si debba fare differenza tra il povero Tommy e i tantissimi Tommy che al mondo muoiono per lo stesso motivo, a causa di violenze di altro tipo o solo come conseguenza del nostro occidentale benessere. La risposta è semplice: perché nessun media (di primo piano) ne parla.
Non voglio esimermi da essere tra coloro che accuso. Io sono il primo a non fare nulla per combattere queste ingiustizie, il primo che si rifugia nel suo dorato mondo occidentale, ma non mi piace quando, solo per fare brutta informazione, o vera e propria disinformazione, si gioca su questi temi delicati, difficili, prendendo ad esempio una bruttissima situazione ed esasperando gli animi della gente che si lascia contagiare. Perché ci indignamo solo quando ci fa comodo indignarci? Bisognerebbe rifletterci. Noi tutti. Soprattutto chi ha il compito di fare informazione. Ma, ancora maggiormente, bisognerebbe avere sempre il cervello attaccato e riflettere.
In linea di principio hai ragione, ma perché non si può piangere la morte di Tommaso senza dover fare un tremendo paragone con i tanti, troppi bambini che ogni giorno muoiono nel mondo? Che senso ha, riflettici bene, parlare di violenze che sono la conseguenza del nostro benessere occidentale ora, oggi che siamo resi muti dal dolore per quello che è appena accaduto. Che cosa c'entra Tommaso con le violenze occidentali? Perchè non ci possiamo permettere di piangerlo senza sentirci in colpa per altri bambini? Mi sembra assurdo.
Non sto invocando la pena di morte - ma una pena severa sì -.
Il dolore penso che vada sempre rispettato e mai messo a confronto.
Lo penso con tutta me stessa.
No, no, il dolore deve essere rispettato ma il dolore deve essere privato non sbandierato o strumentalizzato come si vede spesso fare da certuni.
Per fortuna che 'sti animali erano italiani... sennò la caccia all'negretto chi ce la toglieva?