domenica 27 novembre 2005
by VAN
Come un mio illustre omonimo...
... ho deciso di professarmi Anglicano.Il Cattolicesimo Romano è troppo arrogante, presuntuoso e antiquato per essere una fede al passo con i tempi. Personalmente, credo si sia molto staccato dal messaggio originario del suo Creatore.
Amen.
PS: ho trovato un articolo del 2003 di Gianni Vattimo sulla Stampa che dice la sua riguardo a questo. Non concordo appieno ma lo trovo interessante. Ognuno è poi libero di pensarla come vuole.
A parte il difetto di essere anche la confessione del presidente Bush, la chiesa episcopale americana - che di recente ha consacrato vescovo un gay dichiarato (il quale, non essendo obbligato al celibato, vive con il proprio compagno), e che conferisce gli ordini sacri anche alle donne - potrebbe essere la soluzione ideale per i problemi di fede di tanti omosessuali che sono stufi di farsi prendere a calci nei denti dalla gerarchia cattolica romana.
Per quanto ne so, inoltre, la chiesa episcopale americana è, dal punto di vista dottrinale, identica o quasi alla chiesa anglicana [certo, è membro della Comunione Anglicana, ndr.], la quale non è, come si sa, una setta eretica, ma solo una chiesa scismatica. Insomma, tra noi (intesi come cattolici romani) e loro c'è solo Enrico VIII con le sue varie mogli; e, di conseguenza, solo il primato disciplinare del Papa. Tutto il resto, sul piano dogmatico, non cambia molto.
Invece di lamentarci e mugugnare, non potremmo tutti noi, gay credenti o mezzo credenti, signore che sentono la vocazione al sacerdozio, eterosessuali di ogni tipo che ne hanno abbastanza della morale sessuofobica cattolica, che credono in Gesù Cristo e sperano nella resurrezione anche se non vogliono rinunciare al profilattico in tempi di Aids, dichiararci pubblicamente anglicani - visto che l'autorità della regina d'Inghilterra sulla sua chiesa (che è una chiesa di stato, certo; ma meglio che uno stato di chiesa come il nostro) è molto discreta?
Verseremmo il nostro otto per mille in modo corrispondente (intanto, comunque, ai valdesi, per esempio), frequenteremmo le funzioni anglicane là dove sono reperibili, insomma daremmo forma a un vero e proprio scisma, che significa solo separarsi dalla disciplina ecclesiastica e non dai contenuti di fede che professiamo. Si può ragionevolmente non credere ormai al significato decisivo dell'appartenenza a questa o quella confessione cristiana - e dunque non ritenere che abbia senso convertirsi formalmente dall'una all'altra. Ma qui si tratterebbe solo, e proprio, di una decisione «politica», diretta a far capire alla gerarchia cattolica romana che non solo la minoranza omosessuale, ma anche tante donne e tanti cristiani «normali» sono stufi di assistere alla identificazione sempre più smaccata e insopportabile tra moralità e inimicizia verso il sesso. Una inimicizia per giunta solo teorica, se si guarda ai costumi di preti e vescovi non solo americani (da noi in Italia ci sono probabilmente ecclesiastici pedofili, solo non ci si fa caso. Almeno fino a che non cominceranno anche qui le richieste di risarcimenti).
E alla fine, poi, a proposito di scisma: quello che un pensatore cattolico come Pietro Prini ha chiamato «lo scisma sommerso» - appunto il fatto che la gran maggioranza dei cattolici anche praticanti non dà retta al papa sulla morale sessuale - non sarà da rimproverarsi piuttosto alla gerarchia romana, che (ora anche sulla pace, a quanto pare dal discorso di Ruini) abbandona clamorosamente la comunione con il sentire comune della chiesa come comunità vivente dei credenti, restando pervicacemente attaccata ai propri pregiudizi e al proprio autoritarismo?
di Gianni Vattimo
La Stampa - 20 novembre 2003