Smettiamola di farci le seghe a vicenda.

Faccio lo sceneggiatore. O meglio è quello che tento di fare. O meglio è quello che desidero diventare sul serio dopo la felice (?) e protetta (!) parentesi al Centro Sperimentale di Cinematografia (un posto, per chi non lo sapesse, dove rimani parcheggiato per 3 anni e, dove, l'ultimo anno e mezzo lo passi nella noia sperando che la tortura finisca il prima possibile. E io, in questa fase, sono appena entrato!).

Passiamo 3 fottuti anni lì dentro. E per 3 fottuti anni ci dovrebbero “insegnare” la Sceneggiatura. Ho detto dovrebbero perché alla prima lezione scopri che il metodo nostrano, quello italiano, non prevede regole.

La prima regola: NON CI SONO REGOLE. Street Fighter. Uguale.

E uno si chiede perché i film italiani, la maggior parte, fanno schifo. Siamo all’autarchia masturbatoria autosufficiente.

Poi un giorno, al secondo anno, arriva uno, un napoletano, che usa un termine inglese ogni 3 parole e che ti viene a dire che le regole ci sono.

ECCOME.

Però in America.

Questo napoletano è padrone di una cultura filmico-letteraria impressionante e ti mostra (portando esempi concreti) un’altra via.

L’ILLUMINAZIONE.


Peccato duri solo 8 incontri!


Ora: ma Dio Bono! Su 3 anni dove le lezioni ricordano più sedute psicoananalitiche di gruppo (S.A.: Sceneggiatori Anonimi?) che altro, quando arriva uno che ti mostra qualcosa di diverso perché dobbiamo a malapena conoscerlo?

Non mi lamento delle lezioni avute fino ad ora perché sono state fondamentali (sì, “segarsi” in gruppo per un periodo può servire!) per iniziare a confrontarsi con il mezzo e solo grazie a quelle (e ai preziosi consigli delle insegnanti) ho scritto una sceneggiatura che, per me, è BELLA.

Però…

un po’ più di equilibrio tra l’una e l’altra in tutto sto tempo no?

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